Il Casinò di Campione è salvo, ma non basta: si punta sul miracolo

Scongiurati il crac , la società che generava perdite dovrà tornare in utile e pagare 106 milioni

Il casinò è salvo ma il futuro resta incerto

Il casinò è salvo ma il futuro resta incerto

Campione d'Italia (Como) - Il casinò di Campione è salvo: potrà continuare a esistere. Ma come riuscirà a mantenersi con i propri incassi, gli stessi che l’avevano portato a fondo, e a pagare i debiti che ha accumulato è ancora un’incognita. La sentenza del Tribunale Fallimentare di Como, che ammette al concordato preventivo la Società di Gestione, rappresenta certamente un momento importante nel tentativo di rilancio dell’economia dell’exclave. Ma alla prima dichiarazione, mai avvenuta prima, del dissesto finanziario di una casa da gioco, si è arrivati seguendo un percorso di gestione delle disponibilità economiche, nei confronti del quale più volte in passato la Procura aveva sollevato criticità, fino a generare un buco di bilancio ritenuto troppo macroscopico per non intervenire, e cercare di porre fine alla crescita dei debiti accumulati.

Era il 9 gennaio 2018, e l’esposto presentato dall’ex sindaco Roberto Salmoiraghi, all’epoca soltanto consigliere di minoranza, sul mancato versamento di alcune rate delle spettanze del Casinò al Comune, aveva avuto il potere di portare a far emergere 23 milioni di euro di perdite nel 2013, 30 per l’anno successivo, e altri 32 in ulteriore formazione. Un grosso guaio nell’ex paradiso terrestre a cavallo fra Svizzera e Italia. Un primo tentativo della Società di presentare una proposta di ristrutturazione era sfociata nella dichiarazione di fallimento del 27 luglio, quando era stato chiesto l’ennesimo rinvio.

Tuttavia la mancata concessione di questo ultimo termine era stata il motivo di annullamento della prima sentenza da parte della Corte d’Appello, che aveva determinato l’avvio di questo secondo procedimento. Ma nel frattempo, il conto dei debiti, così come calcolato dalla Procura, era salito ancora. Arrivando, a marzo 2019, a quantificare un passivo di 176 milioni di euro, secondo la nota elaborata dalla Guardia di finanza, a partire dalla quale la curatela fallimentare aveva messo a punto lo stato dei creditori e dei soggetti rivendicanti. Solo la Banca Popolare di Sondrio compariva nella lista con 36 milioni di esposizione, circa 21 milioni i crediti vantati invece dal Comune di Campione. Cifre che configuravano, come sottolineava la rinnovata istanza di fallimento, "un grave stato di insolvenza, incrementato di 42 milioni rispetto a quanto indicato nel piano di ristrutturazione presentato a luglio 2018".

Ora la proposta ammessa al concordato, così come riportato dal giudice delegato, Marco Mancini, "prevede il pagamento dei creditori senza apporto di nuova finanza, traendo principalmente le risorse dai flussi di cassa derivanti dall’attività di gioco d’azzardo". Quegli stessi flussi, che per anni e fino al 2018 non erano stati sufficienti a sanare i debiti progressivamente accumulati, voci di spesa contenute negli articolati bilanci, su cui la Guardia di finanza ha lavorato per mesi. Oggi i creditori privilegiati, tra cui gli ex dipendenti, attendono 40 milioni di euro, i creditori chirografari (quelli che hanno una pezza d’appoggio scritta e firmata che gli riconosca l’obbligo) altri 50 milioni: denaro che la società stima di poter garantire nell’arco dei prossimi cinque anni.