Produzioni notturne e nei week-end contro il caro bolletta: ecco la ricetta svizzera

La proposta elvetica per non bloccare le aziende

Elettricità (Ansa)

Elettricità (Ansa)

Como - Lavorare di notte e durante il fine settimana per far fronte alla crisi energetica. È la ricetta alla quale stanno lavorando in Svizzera per evitare di bloccare la produzione nel corso dell’inverno. Se i privati sono pronti a sperimentare soluzioni fai-da-te come l’utilizzo della legna per riscaldare casa e l’acquisto di grandi batterie per accumulare l’energia elettrica prodotta dai pannelli fotovoltaici, il vero problema è riuscire a garantire i bisogni dell’industria. Da questo punto di vista la Svizzera è totalmente dipendente per il gas dai Paesi vicini, la Germania soprattutto che però ha già fatto sapere di non avere surplus di gas da poter rivendere ai vicini. La soluzione è cercare di limitare i consumi e concentrare la produzione nel momento in cui si può contare su una maggiore disponibilità di energia, in particolare quella elettrica che potrebbe arrivare dalla Francia se verranno riattivate alcune delle centrali nucleari oggi ferme.

Un po’ come si è fatto per il Covid si sta lavorando a un piano che prevede orario di lavoro ridotto durante il giorno e turni notturni, distribuiti lungo tutto l’arco della settimana, sabato e domenica compresi. Le aziende insomma puntano a non rinunciare alla loro produzione, ma la distribuiranno nell’arco della giornata e della settimana per evitare di far andare gli impianti a pieno regime quando il costo dell’energia è più caro. Solo il 5% dell’elettricità in Svizzera è prodotta dal fotovoltaico. Ci sono anche solo 40 turbine eoliche. Affinché la Svizzera diventi indipendente dal punto di vista energetico, il governo ha fissato l’obiettivo di almeno 750 turbine entro il 2050 e pannelli solari su 1/3 di tutti i tetti del paese. Le 682 centrali idroelettriche del Paese forniscono più della metà dell’energia elettrica prodotta in Svizzera (61,5% nel 2021). Il resto proviene dalle quattro centrali nucleari (28,9%), dagli impianti termici convenzionali (3,6%) e dalle fonti rinnovabili quali sole e vento (6%).