Campione d'Italia, la protesta sotto le finestre del commissario

Mobilitazione davanti al Comune. Zanzi affronta i residenti: "Se non fosse stato per me qui sarebbe già tutto finito"

Il faccia a faccia fra il commissario e i manifestanti (Cusa)

Il faccia a faccia fra il commissario e i manifestanti (Cusa)

Campione d'Italia (Como), 13 novembre 2019 - Cornuti e mazziati, anzi cornuti e tassati gli abitanti di Campione d’Italia che dal 1 gennaio prossimo entreranno nell’area doganale Ue e come benvenuto saranno assogettati all’Iva, da queste parti ribattezzata LCCI ovvero Imposta Locale sul Consumo perché i proventi anziché allo Stato andrà al Comune. Già questo sarebbe sufficiente per protestare e scendere in piazza, come hanno fatto ieri mattina i campionesi che però nel loro animo avevano ben altro. «L’ingresso nell’area Ue segnerà la fine della nostra comunità – hanno urlato sotto le finestre del commissario Giorgio Zanzi, rappresentante del Governo da quando si è dimesso il sindaco perché il Comune ha dichiarato default e capro espiatorio di problemi più grossi di lui – A Roma prima ci hanno abbandonato e adesso vogliono darci il colpo di grazia».

Ai più vecchi sembra un dejavu: l’Italia che dichiara guerra alla Francia, nel giugno del 1940, e la Svizzera che si mobilita per difendera la sua neutralità con i campionesi tagliati fuori fino alla fine del conflitto. «Allora siamo sopravvissuti grazie all’aiuto degli svizzeri, ma questa volta a Roma sono stati più perversi e siccome la Svizzera non fa parte dell’Ue non potrà venire a darci una mano». Una specie di delitto perfetto perpretato per mano di Bruxelles, anche se qualcuno sussurra che i mandanti vanno cercati in paese. È dall’exclave ormai parecchi anni fa che prese corpo la proposta di entrare nell’area doganale Ue, e come capita con certi brutti sogni alla fine quell’idea è divenuta realtà.

«Posso garantirvi che qualcuno in paese è contento di questa cosa dell’ingresso nell’area doganale Ue – ha spiegato il commissario Zanzi che di fronte a una folla inferocita, con a fianco i carabinieri della stazione di Campione che se la passano male anche loro da quando nessuno paga più l’indennità di confine, ha provato a spiegare che lo Stato c’è anche qui anche se non si vede – Sono stato io l’anno scorso a chiedere che il suo avvio fosse rinviato, altrimenti tutto sarebbe partito già da primo gennaio del 2019. Avevo chiesto una proroga di un paio d’anni per valutare le conseguenze e armonizzare il provvedimento, ne hanno concesso uno solo». Cosa accadrà tra poco più di un mese nessuno lo sa esattamente. Di certo arriverà la dogana, poi c’è da capire cosa si dovrà fare con le auto che molto probabilmente andranno reimmatricolate con targa italiana.

La vera paura è di perdere i servizi essenziali. La sanità per esempio che oggi è riconosciuta grazie alle convenzioni con il Canton Ticino o il pronto intervento che qui è garantito dai pompieri di Melide. «Se brucia una casa chi dobbiamo aspettare i vigili del fuoco da Como? E l’elisoccorso? Chi garantirà i servizi essenziali e gli appalti? Le aziende ticinesi che se ne sono occupate finora sono escluse perché fanno parte di un paese che non appartiene all’Ue». Addirittura c’è chi teme che diventerà impossibile fare i funerali perché il feretro dovrebbe uscire dai confini del paese per svolgere il rito funebre e rientrare per le esequie. «Tutta questa storia è una beffa colossale: con una mano ci tolgono il lavoro e con l’altra ci concedono sgravi fiscali. Se l’Imposta Locale sul Consumo è la panacea di tutti i mali ci spieghino perché non l’hanno concessa a Livigno, dove gli abitanti l’hanno chiesta e da Roma è stata negata. La verità che qui siamo alla canna del gas: senza lavoro, con le case che valgono il 70% in meno, senza speranze e senza la possibilità di ricollocarci in Canton Ticino perché abbiamo pur sempre la cittadinanza italiana». Tanti dei trecento che ieri sono scesi in piazza stanno pensando seriamente di rinunciarci. «Nel 1940 ai nostri nonni è stato sufficiente aspettare la fine della guerra – sospirano i ragazzi – ma questa volta è peggio».