
di Michele Pusterla
Il 23 maggio è morto il gipeto che era stato ricoverato per danni da elettrocuzione lo scorso 16 aprile. La vicenda ha rappresentato un importante esempio di collaborazione volontaria a livello internazionale, in nome della conservazione.
La Casa di Cura Veterinaria Mont Emilius (Aosta) ha comunicato la notizia al Parco nazionale dello Stelvio: Ortler è morta. Non sono servite le meticolose cure e lo straordinario coordinamento medico internazionale che dal 16 aprile seguiva la degenza di Ortler, femmina di gipeto di 22 anni. Il gipeto era stato trovato in chiaro stato di difficoltà a terra, nella zona dei Laghi di Cancano, in Alta Valtellina. Il recupero è avvenuto il 16 aprile ad opera di Antonella Cordedda, veterinaria del Parco dello Stelvio e Andrea Roverselli, parte del team di monitoraggio dei grandi rapaci del Parco. Dopo essere stato catturato, è stato trasportato con urgenza al CRAS di Ponte in Valtellina dove nel giro di poco tempo è arrivata la diagnosi: trauma da elettrocuzione. "L’impatto con le linee della media tensione vicine alle dighe di Cancano - dice Cordedda - ha causato ferite visibili all’ala destra e alla zampa sinistra dell’animale che, nei primi giorni di ricovero, hanno richiesto terapie di supporto e trattamenti specifici (laser terapia) agli arti lesionati". Sono inoltre stati condotti esami per verificare se avesse riportato danni anche agli organi interni, o ci fossero tracce di intossicazione da piombo che avrebbe potuto determinare anomalie nel comportamento, a loro volta potenziale causa dell’impatto con la media tensione".
Dopo l’esclusione dell’intossicazione, nonostante alcuni parametri dell’animale fossero in netto miglioramento, in pochi giorni la situazione è peggiorata con il manifestarsi dei caratteristici segni della necrosi da elettrocuzione: cedimento di cute, tendini, fasce muscolari ed esposizione dei calami delle penne. I veterinari hanno subito capito che, vista la gravità, il recupero della capacità di volo e il ritorno alla vita libera sarebbero stati impensabili. "Da qui - spiega il direttore del parco Stelvio, Franco Claretti - la decisione di procedere con la delicata operazione di amputazione dell’ala danneggiata e quindi il successivo trasferimento nei Pirenei dove sarebbe stata accolta in un centro specializzato in recupero e riproduzione". Poi il decesso prima dell’espatrio.