Il soldato lasciato in Russia, Enrico abbraccia i nipoti

Il reduce di guerra ha pensato per tutta la vita a quel compagno abbandonato

Enrico Chiapponi

Enrico Chiapponi

Brescia -  Era un ragazzo di 25 anni, Antonio Bianchet, quando fu ferito nella battaglia di Nikolajewka, il 26 gennaio 1943. Riuscì comunque a lasciare il campo di battaglia e, con i compagni della Divisione Tridentina, a raggiungere un’isba, nella fredda campagna russa. Il mattino seguente sarebbe dovuto ripartire con loro, per cercare di tornare a casa, ma nella notte qualcuno aveva rubato la mula che sarebbe servito a trasportarlo.

Enrico Chiapponi di anni ne aveva 21 ed era ferito a un braccio. Quando il maggiore gli chiese se se la sentisse di camminare, non ci pensò un istante a dire di sì. Ma Bianchet no, non potevano portarlo in quelle condizioni. "Per questo gli mentii. Gli dissi che sarebbero venuti a prenderlo. Ci guardammo negli occhi. Non so se ci abbia creduto", racconta Chiapponi, che a 100 anni (e la patente appena rinnovata) è uno degli ultimi reduci della campagna di Russia.

Una vita non è bastata però a dimenticare quel compagno sfortunato, che Chiapponi ricorda sempre nei suoi racconti sulla guerra che fa ancora nelle scuole. Proprio durante uno degli interventi in una classe, Olga Davini, originaria di una famiglia bresciana che si è sempre dedicata ai soldati mai tornati dalla guerra in Russia, ha avuto l’idea: provare a rintracciare i familiari di Bianchet, per chiudere il cerchio di un passato per tutti molto doloroso.

"Enrico non ha mai smesso di cercarlo – racconta Davini – ma una volta non c’erano i social. Devo dire che anche per me non è stato semplice trovare tracce di Antonio Bianchet. Ci ho impiegato quasi un anno. Stavo per arrendermi, quando, dall’altra parte del computer, Mirko Broi mi ha risposto che sua nonna si chiamava Giselda Amabile Bianchet".

Confrontando le informazioni, Davini si è resa conto che si trattava della sorella di Antonio e di aver quindi trovato i discendenti del soldato morto in Russia. Domenica, al pranzo per i 100 anni di Chiapponi, Davini ha così riservato a sorpresa due sedie per i pronipoti di Bianchet, Mirko e Orazio, arrivati da Belluno nel Parmense per rassicurare Enrico e sollevarlo dal peso che si porta nel cuore da 80 anni. "In realtà non ha mai lasciato il mio prozio in Russia – hanno detto – perché, ricordandolo in tutti questi anni, è come se fosse riuscito a tenerlo vivo".