
Smog alleato del Covid Dove l’aria è peggiore più contagi e morti "Riduciamo le emissioni"
di Federica Pacella
La sovrapposizione quasi perfetta tra zone con maggiore incidenza e mortalità da Covid e quelle cronicamente con l’aria più inquinata ha sempre alimentato il dubbio che le due cose fossero legate. In Lombardia, ad esempio, dove la pianura padana è tra le aree con le più elevate concentrazioni di inquinanti atmosferici a livello europeo, solo a marzo 2020 si era registrato in media il 200% in più di decessi rispetto alla media del 2015-2019, con punte del 571% a Bergamo, 401,3% a Cremona. Ora arriva la conferma: esiste un legame tra incidenza di infezioni da Sars-CoV2, mortalità per Covid-19 ed esposizione di lungo periodo (2016-2019) ad alcuni fra i principali inquinanti atmosferici nel nostro Paese, quali il biossido di azoto (No2) e il particolato atmosferico (Pm2.5 e Pm10). A dirlo sono i risultati di EpiCovAir, progetto epidemiologico nazionale promosso dall’Istituto Superiore di Sanità e dall’Ispra-Snpa, con la Rete Italiana Ambiente e Salute.
Dall’indagine (4 milioni di casi di Sars-Cov2, 7.800 Comuni tra quelli più colpiti da febbraio 2020 a giugno 2021), emerge che la distribuzione geografica dell’infezione e dei decessi per Covid mostra incidenza e letalità più alte nelle aree del nord Italia, che hanno anche più elevati livelli di inquinamento atmosferico di lungo periodo.
L’incidenza di nuovi casi, in particolare, cresce significativamente dello 0.9%, dello 0.3% e dello 0.3% rispettivamente per ogni incremento di 1 microgrammom3 nei livelli di esposizione di lungo periodo a No2, Pm2.5 e Pm10. Lo stesso vale per i tassi di letalità per Covid che aumentano dello 0.6% (No2), dello 0.7% (Pm2.5) e dello 0.3% (P.m10) per ogni innalzamento di 1 µgm3 nell’esposizione cronica. Le analisi effettuate, spiegano gli autori, tengono conto di numerose variabili geografiche, demografiche, socio-economiche, sanitarie, così come della mobilità (grazie anche ai dati di Enel X). "I risultati – afferma Ivano Iavarone, coordinatore del progetto – sono coerenti con le più recenti evidenze disponibili nella letteratura scientifica internazionale, e supportano la necessità di agire tempestivamente per ridurre le emissioni di inquinanti atmosferici ed il loro impatto sanitario, in linea con la recente proposta della Commissione Europea di una nuova direttiva sulla qualità dell’aria e di contrasto alla crisi climatica". Anche i presidenti di Iss ed Ispra-Snpa, Silvio Brusaferro e Stefano Laporta, nel webinar di presentazione dello studio hanno evidenziato l’importanza di individuare strategie sinergiche di prevenzione "non potendo escludere futuri rischi epidemici".