Smartworking Va pensato il post pandemia

Il dato emerge dall’indagine svolta da Confindustria con 290 imprese locali

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Da fenomeno di nicchia a boom che resterà anche nel post-pandemia: il tasso di diffusione dello smart-working nelle aziende bresciane è passato dal 10% del 2019 al 75% del 2020. Secondo lo studio curato dal Centro studi di Confindustria Brescia, che ha coinvolto 290 imprese bresciane (14,4 miliardi di fatturato, 3,2 miliardi di valore aggiunto, 26mila dipendenti), l’emergenza sanitaria ha fortemente diminuito le differenze pre-Covid tra classi dimensionali e settori.

Grandi aziende e servizi hanno infatti evidenziato una diffusione dello strumento quasi totale (90%), mentre nel pre-Covid i servizi (precursori del lavoro agile) registravano un tasso di diffusione del 24%, contro il 7% dell’industria. Quanto alle prospettive, il processo sembra irreversibile. Il 38% delle imprese bresciane intervistate ha infatti dichiarato che lo smart-working sarà adottato anche nel prossimo futuro, con una predominanza di terziario (68%) rispetto all’industria (32%).

Più netta la differenza per classi dimensionali. Tra le aziende

sopra i 100 dipendenti la diffusione dello smart-working prevista è del 50%. Nelle Pmi, spina dorsale del tessuto produttivo bresciano, si scende al 29% per le realtà sotto i 25 dipendenti ed al 36% in quelle tra 25 e 100. Si tratta di livelli più bassi di quelli rilevati durante la fase emergenziale, ma comunque in media tre volte maggiori al pre- Covid.