
Sorgenti a secco e tubi rotti: una ‘tempesta perfetta’ per il comune di Artogne, dove i residenti devono far bollire l’acqua dell’acquedotto prima di utilizzarla per consumo umano. L’indicazione è arrivata sotto forma di ordinanza comunale ai cittadini di Artogne, centro da oltre 3.500 abitanti in Val Camonica, che dal 2 febbraio devono far bollire l’acqua prima di berla o di usarla a fini alimentari. Una precauzione, quella della bollitura, che è più frequente che sia indicata nei periodi estivi, quando l’alternarsi di periodi di forte siccità ed eventi calamitosi possono portare a far proliferare batteri nelle sorgenti di montagna da cui viene attinta l’acqua, con conseguenze sulla salute di chi la beve: l’estate scorsa capitò, ad esempio, a Vezza d’Oglio. Ma in epoca di cambiamenti climatici, la siccità diventa emergenza persino in quota, in pieno inverno.
Nel caso di Artogne, la misura preventiva è una precauzione legata alla concomitanza di due fattori: la siccità che sta mettendo a dura prova le riserve delle sorgenti da cui attinge l’acquedotto del comune, e una perdita importante nelle rete idrica. "Abbiamo problemi di approvvigionamento, perché con la siccità le sorgenti si stanno abbassando – spiega la sindaca Barbara Bonicelli (nella foto) – noi abbiamo avuto anche alcune importanti rotture nelle tubazioni, su cui stiamo lavorando. Per questo abbiamo dovuto inserire sorgenti superficiali, la cui acqua però deve essere bollita prima del consumo umano". Se la rete prima o poi si ripara, più difficile è andare a rimpinguare le sorgenti: oltre ad Artogne, anche altri Comuni come Pian Camuno e Gianico sarebbero in sofferenza rispetto alle riserve idriche. Secondo quanto rilevato dall’Associazione Meteopassione, "questa stagione invernale sembra non volerci regalare perturbazioni e neve sulle Alpi. Se guardiamo i dati pluviometrici dell’istituto Pastori (a Brescia, ndr) dal 1949 ad oggi per ora questo inverno si posiziona al secondo posto tra i più secchi di sempre. Il rischio è che questa fase si prolunghi per buona parte del mese o addirittura per l’intero mese". Federica Pacella