Brescia, 15 ottobre 2017 - Altre 25 persone sono pronte a chiedere i danni al Comune di Brescia per la movida molesta. La sentenza del Tribunale di Brescia, che ha condannato la Loggia a risarcire con 50.000 euro il danno biologico e patrimoniale causato al residente Gianfranco Paroli e signora dall’eccesso di rumore notturno, potrebbe avere ripercussioni importanti per le casse municipali. Anche nel resto d’Italia, comitati e associazioni riunite nel coordinamento contro la mala-movida, si stanno muovendo in tal senso, sulla scorta del caso bresciano.
Intanto, al Carmine c’è chi teme che tutto ciò possa riportare il quartiere indietro. «Siamo molto preoccupati degli sviluppi – spiega il presidente del consiglio di quartiere Francesco Catalano –. Siamo già abbastanza contrari all’ordinanza del Comune che limita gli orari di chiusura dei locali e vieta il consumo di cibo per strada. Ora temiamo che si intervenga per restringere ulteriormente quello che è un fenomeno positivo per la maggior parte dei residenti del quartiere, come dimostra l’elezione, nel consiglio di quartiere, di persone note per la loro posizione pro-movida». Prima dei giovani fuori dai locali, le vie del Carmine erano preda di spacciatori e prostitute. La riqualificazione del quartiere è avvenuta anche grazie a chi ha investito in questa zona, diventata un must del divertimento cittadino. «Non neghiamo che questo arrechi disturbo a qualcuno – sottolinea Catalano – diciamo solo di valutare la reale portata del fenomeno, limitato tutto sommato a poche sere all’anno, e troviamo una soluzione con il dialogo».
Anche la geografia umana del quartiere è cambiata in questi anni, grazie anche alla nuova vita del Carmine. Nei palazzi stanno tornando sempre più bresciani tra i 25 ed i 50 anni. «C’è un calo del 4% annuo di stranieri – sottolinea Catalano – mentre vediamo arrivare anche molte coppie senza figli che scelgono il Carmine proprio per lo stile di vita». Per conciliare gli interessi di residenti ed esercenti, in questi anni è nata anche l’associazone Carmentown. «Una persona – si legge in una nota - tenta di bloccare il radicale e positivo cambiamento che ha visto questo quartiere e farlo tornare indietro di 10 anni. Oggi ci sono 16 locali che mantengono buoni rapporti con il vicinato e la nostra associazione e il Consiglio di quartiere si impegnano a tentare di risolvere le situazioni critiche e a far dialogare tutte le parti». La vicenda è destinata a continuare ora nelle aule di Tribunale, visto che il Comune di Brescia ha già predisposto il ricorso.