Prevalle: ammazzata e gettata nelle acque della centrale, l’ombra della droga

Indagato un pregiudicato di cinquant’anni. "Atto dovuto", ma presto sarà interrogato

 Il recupero del corpo

Il recupero del corpo

Prevalle (Brescia), 14 settembre 2019 - Potrebbe esserci l’ombra della droga dietro la misteriosa morte di Jessica Mantovani, la trentasettenne di Villanuova sul Clisitrovata priva di vita tre mesi fa nelle griglie di un canale della centrale idroelettrica di Prevalle. Un caso su cui la Procura ha aperto un fascicolo per omicidio, e c’è un indagato. È la pista più accreditata dagli inquirenti, che si dicono «fiduciosi» sulla positiva risoluzione del giallo in tempi brevi, e per venirne a capo stanno scandagliando la cerchia di frequentazioni di Jessica, nessun lavoro, nessuna relazione stabile e trascorsi di dipendenza dagli stupefacenti. Un ambiente di cui farebbe parte anche l’indagato, un cinquantenne pregiudicato, tra le ultime persone ad averla vista viva.

L’uomo, la cui iscrizione nel fascicolo al momento è definita un «atto dovuto» per consentirgli di partecipare agli accertamenti, sarà interrogato a breve dal pm titolare, Gianluca Grippo. A imprimere una svolta inattesa alla vicenda, che sembrava destinata all’archiviazione, è stata l’autopsia. L’ipotesi iniziale era che Jessica, scoperta morta il 13 giugno da un manutentore della centrale Dwk in una vasca di raccolta dei rifiuti, fosse annegata per una scivolata accidentale o per un suicidio. La donna, con indosso leggings, canotta e ciabatte, era graffiata e piena di lividi, ma i segni apparivano compatibili con il trascinamento della corrente. Il colpo di scena è scaturito dal fatto che nei polmoni della vittima non è stata trovata acqua. Dunque Jessica nel fiume c’è finita quando era già morta. Sulla sommità del capo presentava una profonda ferita, che alla luce degli ultimi approfondimenti appare la causa più probabile del decesso.