Brescia, prenotare un test in ospedale? Un'odissea

Il racconto di una nonna esasperata dalla trafila agli Spedali Civili

Spedali Civili di Brescia (foto Alive)

Spedali Civili di Brescia (foto Alive)

Brescia, 12 aprile 2018 - Come nel gioco dell’oca, quando a un passo dal traguardo si casca nella casella che riporta al punto di partenza. È quanto accaduto a una nonna bresciana, che da febbraio cerca di prenotare un test di sviluppo per il nipotino di due anni. Per la privacy del piccolo, preferisce restare anonima ma in una lunga lettera racconta la trafila nella quale è incappata, sperando che il suo grido d’aiuto arrivi ai vertici degli Spedali Civili. Lo sfogo arriva dopo una mattinata passata allo sportello della neuropsichiatria infantile del Civile.

«Il 21 febbraio abbiamo fatto un esame di controllo negli ambulatori della neonatologia agli Spedali Civili. Il neurologo ci ha prescritto una ricetta per una visita in neuropsichiatrica infantile di controllo più la richiesta per un test di sviluppo, da prenotare a un numero di telefono attivo dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 11,30». Già qui compare il primo ostacolo. «Risultava sempre occupato e per di più non dava la possibilità di rimanere in linea per non perdere la priorità, perché rispondeva la segreteria telefonica dicendo di richiamare più tardi». Dopo vari tentativi a vuoto, la nonna decide di andare allo sportello in ospedale. «Era il 6 o 7 di marzo, allo sportello mi hanno risposto che fino ad aprile erano già al completo e che stavano aspettando l’agenda di maggio e di giugno per prendere i nuovi appuntamenti. Mi hanno consigliato di telefonare ad aprile. Seccata, ho fatto presente che il numero di telefono era sempre occupato. Mi hanno risposto che non sapevano cosa farci perché il telefono era sempre sovraccarico».

Si rivolge quindi alla direzione sanitaria pediatrica in via San Rocchino, per segnalare il problema, ma non viene ricevuta. La principale preoccupazione, però, è di riuscire a prenotare il test. «Eravamo disposti anche a pagare, ma ci hanno detto che è un esame che non si può fare in intramoenia». Riparte, quindi, il giro delle telefonate. «Il 9 aprile ho fatto 11 telefonate senza riuscire a parlare con nessuno». L’indomani torna allo sportello, con un testimone. «Mi hanno fissato l’appuntamento con la neuropsichiatra il 22 giugno, 4 mesi dopo la richiesta del medico. Per il test mi viene detto che i codici scritti sulla ricetta non sono esatti per cui niente appuntamento. Dobbiamo aspettare la visita del 22 per avere una nuova richiesta e rifare la trafila. Se tutto va bene, andremo a fine anno: così il bambino ha perso tempo prezioso per cercare di recuperare l’eventuale ritardo evolutivo». La nonna si dice sconfortata. «Mi chiedo come sia possibile gestire un centro dove arrivano i bambini della Terapia intensiva neonatale con deficit o problemi gravi senza pensare alla famiglia. Per quale motivo non si riesce ad organizzarsi? Mi è stato detto che posso cercare su Internet quali centri fanno il test: ma chi affida, la salute di un bambino alle proposte private decantate a pagamento su Internet? Voglio una sanità pubblica». All’Asst non risultano tempi di attesa lunghi o difficoltà organizzative: dall’azienda, l’invito a rivolgersi all’Urp per approfondire la questione.