Polmoniti nel Bresciano, c’è un caos calmo

Terminata l’emergenza all’ospedale di Montichiari. Intanto i cittadini fanno incetta di acqua in bottiglia

Sull'ipotesi legionella decisive le analisi di laboratorio

Sull'ipotesi legionella decisive le analisi di laboratorio

Montichiari (Brescia), 18 settembre 2018 - Il pronto soccorso  di Montichiari sembra tornato alla routine tipica di un’ospedale di provincia. Da lunedì pomeriggio, non si sono registrati nuovi accessi di pazienti che poi sono finiti ricoverati con una diagnosi da polmonite. "Non sappiamo se sia finita – commenta il responsabile Massimo Bochicchio – ma di certo c’è stata una netta flessione". Dal 2 settembre, invece, era stato un continuo di accesso di pazienti tra i 50 ed i 70 anni, tutti con uno stesso quadro clinico (febbre alta per due giorni, tosse, spossatezza), provenienti dalla stessa zona, tra Carpenedolo, Calvisano, Montichiari. I casi, aumentati dell’80% rispetto all’ordinario, hanno portato il nosocomio a segnalare l’anomalia all’Ats, che ha acceso i riflettori sull’ondata di polmoniti.

Gli ultimi dati, aggiornati a ieri, parlano di 235 accessi al Pronto soccorso di vari ospedali   tra Brescia e Mantova, 196 persone ricoverate, 12 casi di legionella, batterio che ha provocato uno dei due decessi registrati (una donna di Calvisano). L’assessore al Welfare Giulio Gallera ha affermato che si tratta di polmonite batterica da legionella, ma per avere la certezza assoluta bisogna attendere ancora i risultati delle analisi, che arriveranno fra qualche giorno.

Di certo c’è che intanto, nonostante le rassicurazioni di Ats, diffuse anche dai sindaci, si è scatenata la corsa ad acquistare acqua in bottiglia. "Sabato abbiamo finito cinque bancali, quando in genere se vendiamo uno – spiega l’addetto di un discount a Carpenedolo – c’è molta paura, e l’acqua va a ruba". Anche diverse scuole hanno acconsentito ai genitori di dare ai ragazzi l’acqua in bottiglia, finché non si chiarisce ogni dubbio. Molti si sono rivolti anche ai farmacisti, per chiedere lumi su cosa fare. A Calvisano, è boom di richieste per fare le analisi delle acque. "Qui tutti hanno pozzi privati – spiega Elisa Pari, farmacista – per cui si è creata grande preoccupazione che ha portato ad una grande richiesta di analisi delle acque, attraverso un laboratorio accreditato". Resta da capire l’origine della diffusione. Al vaglio ci sono diverse ipotesi. Si pensa agli impianti di condizionamento di qualche centro commerciale, o alle docce di qualche piscina. Si è messa in moto anche Arpa, per capire se il Chiese, che scorre nella zona più colpita, possa vere un ruolo.