Pisogne, dove la caccia è un’arte sacra

Viaggio nel Comune bresciano che ha indetto un concorso tutelare i capanni che qui sono un’espressione tangibile della tradizione

Un cacciatore con la sua doppietta

Un cacciatore con la sua doppietta

Pisogne (Brescia), 11 novembre 2019 - Pisogne è, tra i paesi del Bresciano, uno di quelli con il maggiore territorio cacciabile. Quasi tutti i 50 chilometri quadrati della località a cavallo tra lago d’Iseo e Valcamonica, formata dal centro e dalle frazioni di Fraine, Govine, Gratacasolo, Grignaghe, Pontasio, Siniga, Sonvico e Toline, è composta da boschi, dove la pratica dell’arte venatoria è frequentissima. Ed è considerata una tradizione così importante da far organizzare al Comune un concorso intitolato “L’ambiente e il Capanno da Caccia“, ideato dalla guardia boschiva Giuseppe Quetti: l’ultimo agente di polizia locale in Lombardia che riveste questo ruolo.

A seguire l’iniziativa è l’assessore all’ambiente e Territorio Nicola Musati. «Il capanno e i cacciatori che ad esso lavorano tutto l’anno – spiega Musati – sono da considerare una risorsa importante e una sentinella per il territorio. Pisogne con la sua estensione territoriale è uno dei paesi con più bosco. Ne abbiamo ben 30 chilometri quadrati. Con il concorso vogliamo valorizzare chi usufruisce di essi e ci aiuta a tutelarli». In un momento in cui molti puntano il dito sulla pratica cara a Diana, nel Bresciano c’è chi continua a considerare la caccia come parte della propria storia e come disciplina da tutelare. Il concorso si dividerà in due parti: quella dedicata ai capanni di proprietà comunale e quelli di proprietà privata. La giuria sarà composta dall’assessore Musati, dalla guardia boschiva Quetti e dai rappresentanti delle varie associazioni venatorie presenti sul territorio.

A Pisogne attualmente i titolari di licenza di caccia sono 260 contro i 500 di una decina di anni fa. Per lo più sono sopra i 60 anni. Gli appostamenti fissi sono 146 di cui 52 del Comune, che li da in concessione ai vari cacciatori. Non solo: Pisogne è anche uno dei pochi paesi che conserva roccoli considerati patrimonio storico. «La caccia va preservata – dice il guardaboschi Giuseppe Quetti – perché è una pratica che appartiene alla nostra storia. Non dimentichiamo che praticamente tutti i cacciatori pisognesi svolgono attività di volontariato e in particolare si impegnano nel preservare le zone agrosilvopastorali e sistemare strade e sentieri che altrimenti andrebbero persi». Il concorso pisognese durerà fino a fine anno e sta riscuotendo moltissima attenzione, anche da parte dei vertici della varie associazioni venatorie. Il presidente regionale dell’associazione Anuu capannisti Marco Castellani, per esempio, ha assicurato il suo sostegno al concorso, esprimendo parole di apprezzamento per l’idea. «Daremo tutto il nostro appoggio all’iniziativa – ha detto il presidente Castellani – che sarebbe interessante spalmare sul territorio regionale».