Patenti facili, maxi operazione a Brescia: “Duemila casi sospetti. Molti patentati non sanno neanche parlare italiano”

Sessanta indagati. “Le quattro scuole guida collegate allo stesso titolare ora in carcere, erano il collettore di aspiranti camionisti da tutta Italia”. Spunta anche un “suggeritore” da remoto

Esame per la patente (foto di archivio)

Esame per la patente (foto di archivio)

Brescia, 2 maggio 2024  – Gli agenti della Polizia Stradale di Brescia, della Polizia Provinciale e i militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza stanno eseguendo un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di quattro persone accusate di associazione per delinquere finalizzata a far ottenere in modo irregolare patenti di guida di tipo B e carte di qualificazione del conducente (C.Q.C.) per la guida professionale di mezzi pesanti per conto terzi. Gli indagati risultano più di 60. Vi sono anche approfondimenti investigativi su oltre 2.000 patenti (tipo A-B-C-C.Q.C.) conseguite nel territorio bresciano da persone di tutta Italia.

"È una vicenda che va ad impattare sulla sicurezza nei trasporti. È stato scoperto un sistema che le motorizzazioni civili non riescono a prevenire nonostante siano emerse modalità note”ha detto il procuratore capo di Brescia Francesco Prete. "Le quattro scuole guida collegate allo stesso titolare ora in carcere, erano il collettore di aspiranti camionisti da tutta Italia che venivano nel Bresciano per sostenere le prove” ha spiegato. “Ci sono dati  che analizzeremo. Molti patentati non sanno nemmeno parlare italiano”.

I reati contestati

L'indagine, nel corso della quale la Guardia di Finanza ha effettuato accertamenti a carico del titolare di quattro autoscuole con il sequestro di oltre 1 milione di euro, ha permesso di contestare a carico dell'uomo e dei suoi presunti fiancheggiatori i reati di associazione a delinquere, corruzione, istigazione alla corruzione e numerosi falsi in atto pubblico. È stato anche contestato il reato speciale di sostenimento degli esami di guida tramite sistemi di suggerimento, oltre ad ipotesi di estorsioni sui candidati.

I ruoli e come funzionava la truffa

Secondo quanto ricostruito chi sosteneva l'esame indossava microcamere collegate con l'esterno e via auricolare venivano inviate le risposte da un suggeritore residente a Napoli e da questa mattina agli arresti domiciliari.

Ciascuno aveva il proprio ruolo nella presunta associazione a delinquere che aveva come scopo la vendita di patenti a Brescia. Il gip Alessandro D'Altilia li ricostruisce nell'ordinanza di custodia cautelare. G.S. avrebbe ricoperto il ruolo del destinatario “delle istanze da parte di candidati disposti a pagare migliaia di euro per superare l'esame teorico per la patente di guida tramite suggerimenti a distanza”. Era lui che “distribuiva gli incarichi agli installatori A.M.A., L.A., L. e V.F. e forniva loro la strumentazione tecnica (SIM card, microcamere, auricolari) e provvedeva alla sostituzione del materiale che veniva meno a causa dei numerosi sequestri effettuati in corso di indagine”.

A loro volta “gli installatori, operando anche congiuntamente, si recavano presso i clienti segnalati da G.S. e dai quali solitamente percepivano anticipatamente e in contanti la cifra pattuita (dai 2.000 ai 5.000 ); predisponevano auricolari e micro-camere, che occultavano con cura sugli indumenti degli esaminandi ed effettuavano le prove tecniche col suggeritore collegato da remoto, incarico svolto quasi sempre da tale A., soggetto non meglio identificato".

Il tariffario

“Era previsto un tariffario fisso: si andava dai 2mila ai 5mila euro” ha specificato il pm Marzia Aliatis. Sono in corso perquisizioni, condotte anche con il supporto del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata con l'impiego di moderne strumentazioni tecnologiche e di due unità cinofile “cash dog” della Guardia di Finanza per la ricerca di soldi contanti.

Da quanto emerge dall'ordinanza di custodia cautelare, alcuni esponenti della presunta 'centrale delle patenti facili' identificata dalla Procura di Brescia volevano nascondere agli investigatori della Guardia di Finanza i soldi accumulati nei giocattoli. 

“L'operosità del gruppo criminale generava cospicui introiti di denaro contante, difficilmente giustificabile nel caso in cui fosse stato rinvenuto durante attività di perquisizione delle forze dell'ordine - ha detto il gip Alessandro d'Altilia -. In proposito, si rammenta che il 30 marzo 2022 G.S. chiedeva ad A.M.A. aiuto per occultare il capitale accumulato con l'attività illecita, giacchè temeva che nel corso di eventuali attività di perquisizione le forze dell'ordine potessero rinvenirlo presso la propria abitazione. La donna suggeriva di nascondere il denaro nei giocattoli dei bambini, poiché solitamente le forze di polizia evitano di esaminarli”.