BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, nove anni di carcere al narcos spedizioniere

Biagio Mammoliti aveva stretto un patto economico con il bresciano Alessandro Serra: sul piatto centinaia di chili di cocaina

Il pm Paolo Savio

Brescia, 12 febbraio 2020 - Nove anni di carcere per Biagio Mammoliti. Questa la condanna inflitta ieri da giudici della seconda sezione penale nei confronti del 61enne calabrese di Melicucco, a processo per traffico internazionale di droga. Il pm Paolo Savio aveva chiesto 15 anni: per l’accusa Mammoliti tra il 1997 e il 2006 ha venduto fiumi di coca di provenienza colombiana organizzando spedizioni rocambolesche spedizioni alla Scarface dalla Spagna e dal Portogallo per tutto il nord Italia, e in particolare Brescia. La Procura gli contestava di avere ceduto in poco più di otto anni cento chili di ‘madreperla’ - e offerti addirittura duecento - ad Alessandro Serra, quarantaseienne bresciano accreditato presso i più potenti cartelli del narcotraffico sudamericano.

In realtà il Tribunale ha condannato Mammoliti solo per una piccola parte del quantitativo di stupefacente contestato – le consegne tra il 2005 e il 2006 – mentre lo ha assolto, non ritenendo sufficiente la prova, per la droga ceduta negli anni precedenti. Soprannominato nelle intercettazioni ‘il tedesco’, giacché si era trasferito in Germania, dalle parti di Dusseldorf, dove pare si trovi tuttora, Mammoliti era rimasto coinvolto nell’ultima inchiesta Narcos, sfociata nel gennaio 2009 nell’arresto di una ventina di trafficanti tra l’Italia e il Sudamerica. Tra loro spiccava appunto Serra, pedigree criminale di livello, procacciatore di finanziamenti a molti zeri, organizzatore di corrieri e ritenuto il referente indiscusso della coca da Santo Domingo alla nostra provincia (e per questo già condannato).

Proprio tenendo d’occhio Serra, definito dal pm l’enfant prodige del narcotraffico nostrano (fu arrestato per la prima volta nel 1997 a Casazza in città con un chilo e mezzo di coca, kalashnikov e armi, nel 2006 fu ferito a pistolettate per un affare sfumato, ed è coinvolto nelle principali operazioni antidroga, da Valle a Nausicaa, da Boca Chica a Narcos 1 e 2) si arriva a Mammoliti. Oltre 500 pagine di intercettazioni lo mostrerebbero in contatto sia con lui, sia con il bolognese Giacomo Bellandi, altro narcotrafficante di spicco pluricondannato (e plurievaso dal carcere), il cui nome è accostato all’importazione di grossi carichi da Santo Domingo all’Italia con il trucco dell’occultamento in valigie di ignari viaggiatori. Il ‘tedesco’ invece stando alla ricostruzione accusatoria per anni si è procacciato la coca interrata dai colombiani sul fondo dell’oceano Atlantico al largo di Spagna e Portogallo.

Tramite dei marinai stipendiati ad hoc, provvedeva al recupero dei carichi da recapitare a Serra. Il bresciano mandava a ritirarli corriere che poi viaggiavano in Porsche e Mercedes Slk con doppi fondi e carrozzeria modificata. Serra e Mammoliti si sarebbero conosciuti e accordati a fine anni ‘90 sul lago d’Iseo, alle Torbiere. Ma per la difesa, rappresentata dall’avvocato Fortuna Capelli del Foro di Palmi, nulla di tutto questo è dimostrato e il sessantunenne andava assolto: "Ad accusarlo c’è solo Serra che ha fatto il suo nome tardi, soltanto nel 2008, quando ha sostenuto che i rapporti si erano incrinati perché Mammoliti lo aveva truffato non restituendogli più 200mila euro. Serra ha pure riferito che Mammoliti dormisse da lui a Rovato, sembra avesse pure le chiavi di casa, ma nessuno lo ha mai visto. Bellandi in aula ha dichiarato di non sapere nulla del mio assistito. E non c’è nessuna prova del suo coinvolgimento nemmeno nelle intercettazioni".