Meno alunni iscritti, in dodici anni perse 26 sezioni

Il calcolo è presto fatto: in 12 anni nel solo comune di Brescia si sono perse ben 26 sezioni tra primarie e medie. Considerando che, nei quartieri più popolati, si riescono a fare 3 sezioni per ogni anno scolastico, è come se fossero scomparse quasi due scuole primarie per intero.

Effetto del calo demografico, che ha portato nel 202223 a 14.598 iscritti a fronte dei 15.591 del 201011, calo solo in parte compensato dall’aumento di bambini dall’hinterland: i non residenti sono cresciuti dai 905 del 2010 ai 1722 di quest’anno.

"Da una parte è positivo, significa che le nostre scuole sono attrattive – ricorda l’assessore all’Istruzione Fabio Capra – dall’altro è un problema, perché i costi sono a carico nostro".

Il trend demografico è evidente e il Comune ha deciso di rivedere il piano di dimensionamento scolastico, come spiegato in commissione consiliare Istruzione. Per ora sono in corso interlocuzioni: il piano sarà deciso dalla prossima amministrazione.

Punto di partenza sono i numeri. Ci sono quartieri dove il calo di studenti è drastico: nella zona di San Polo si è passati in 12 anni da 1.235 a 948 studenti; nelle scuole del centro, da 1.901 a 1.497 iscritti. Esempio di razionalizzazione è stata la soluzione trovata nel quartiere di San Bartolomeo: una accanto all’altra, c’erano due scuole dell’infanzia, la Piaget statale, la Sant’Eustachio comunale. "Mezza vuota l’una, mezza vuota l’altra – ricorda Capra – facevano la gara per i nuovi iscritti. Alla fine abbiamo condiviso di usare la Sant’Eustachio per la fascia 0-3 anni, così il quartiere ha servizi differenziati". In effetti i nidi sembrano non bastare, nonostante l’offerta a Brescia copra il 45% della popolazione 0-3: quest’anno l’aumento dei posti dei comunali non ha evitato che rimanessero fuori 140 bambini (che si sono rivolti al privato o ai nonni). Riservare gli spazi delle materne ai piccolini potrebbe essere la soluzione per la fascia 0-6. Più complesso sarà replicare la stessa operazione per medie e primarie: i 12 istituti comprensivi potrebbero essere profondamente modificati.

Federica Pacella