Medici non immunizzati In 10 sospesi dal servizio

Iniziativa dell’Ordine: "Nessuna mansione che implichi contatti interpersonali"

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di Federica Pacella

Sono una decina i medici bresciani sospesi dal diritto di svolgere prestazioni o mansioni che implicano contatti interpersonali, perché non vaccinati contro Covid. Tante sono, per ora, le prese d’atto fatte dall’Ordine dei medici chirurghi e degli odontoiatri dell’accertamento di inosservanza dell’obbligo vaccinale comunicato da Ats Brescia. Rispetto alla platea di 8.600 iscritti, si tratta di un numero marginale, ma il presidente Ottavio Di Stefano non si illude. "Ci aspettiamo che ne arrivino altri, anche se, nel complesso, non dovrebbero essere molti, visto che più del 95% dei medici bresciani si è vaccinato. Se mi chiede le ragioni, francamente non lo so. Non do un giudizio morale, ma faccio fatica a capire il perché. Un medico, laureato, dovrebbe sapere che, nel caso dei vaccini che disponiamo, il rapporto rischi-benefici è tutto spostato verso questi ultimi". Se tra i medici i non vaccinati sono una parte residuale, la percentuale sale tra la popolazione generale.

"L’obbligo vaccinale per tutti? Vediamo come vanno i contagi, ma lo terrei come ultima ratio, perché è contro il rapporto solidale con le persone. Non tutti i non vaccinati sono no-vax, c’è anche chi esita per paura o diffidenza. Io credo più nella necessità di spiegare, comunicare con dati ed evidenze scientifiche. E poi il problema non è solo locale". In che senso? "Noi possiamo vaccinarci tutti in Lombardia, ma se non vacciniamo il mondo ci sarà sempre un posto dove si producono varianti. La vaccinazione deve essere globale, non solo per un fine utilitaristico, ma anche solidale. Pensi a quanto è lontano questo concetto da chi decide di non vaccinarsi".

I contagi, tuttavia, salgono rapidamente e forse non ci sarà il tempo per aspettare che gli incerti si convincano. Con che spirito il personale sanitario potrebbe affrontare una nuova ondata? "Lo diciamo da tempo – sottolinea Di Stefano – gli operatori sanitari sono stanchi. Nella prima ondata, il personale medico ha riscoperto il valore ippocratico del mestiere. Ma non si può chiedere sempre alla gente di andare oltre i limiti, il personale è arrivato stremato". Molti operatori soffrono della sindrome di burn-out. "Sì, ma c’era anche prima di Covid - ricorda Di Stefano - dovuta al fatto che il sistema è stato a lungo sottofinanziato. Sa che un medico passa il 50% del tempo a svolgere pratiche burocratiche? Molte cose devono cambiare".