
di Federica Pacella
Ha sfiorato la vittoria del “Nobel“ per l’ambiente il materiale capace di catturare il particolato sottile, ideato dal Laboratorio di chimica per le tecnologie dell’Università degli Studi di Brescia. Il progetto è partito nel 2016 per rispondere ad un bando europeo. "Ci siamo ispirate alle foglie, capaci di assorbire le polveri sottili attraverso i loro pori", spiega Elza Bontempi, coordinatrice del progetto, ricercatrice inserita nella Top Italian Scientists list per l’area della chimica ambientale, nonché referente scientifico per il Lombardy Energy Cleantech Cluster di Regione Lombardia per l’area di competenza dell’economia circolare. Con Bontempi, un team tutto al femminile, composto da: Antonella Cornelio, Alessandra Zanoletti, Laura Eleonora Depero, Stefania Federici, Laura Borgese, Annalisa Zacco e Fabjola Bilo.
"Usando inizialmente fumo di silice, abbiamo realizzato un materiale caratterizzato da pori a collo di bottiglia, in grado di intrappolare il particolato più sottile, il più pericoloso per la salute – racconta Bontempi –. Questo materiale può essere lavato, e quindi rigenerato, attraverso l’azione della pioggia". Nel 2018, la vittoria del premio Marzotto, ha portato al team bresciano l’interessamento dell’azienda Italcementi di Rezzato, già ‘autore’ del cemento biodinamico in grado di ridurre gli ossidi di azoto (usato nel 2015 per il Padiglione Italia di Expo). "La collaborazione è stata molto proficua", ricorda Bontempi. Si è lavorato, in particolare, per migliorare l’aspetto estetico del materiale. "Abbiamo fatto un test tra la popolazione – racconta Bontempi – raccogliendo grande interesse da parte delle persone, che sarebbero state disposte anche a sopportare un costo superiore. Tuttavia, il colore grigio scuro non era gradito". Cambiando il sottoprodotto utilizzato, è riuscito ad ottenere un materiale bianco panna. Due architetti della London School of Architecture, nel frattempo, si sono appassionati al progetto e ci hanno lavorato, riuscendo a ottenere ulteriori gradazioni di colore. Ora si sta cercando di perfezionare la resistenza meccanica del materiale, ma nel frattempo Sunspace è stato selezionato dalla giuria internazionale guidata da Maneka Gandhi (membro della famiglia di Indira Gandhi) su 2500 progetti di 180 Paesi per la finale dell’Energy Globe Award -The World Award for Sustainability, considerato il più importante riconoscimento in ambito di sostenibilità. Ieri pomeriggio è stato presentato in una diretta mondiale insieme agli altri 19 finalisti; per la sezione aria, in cui concorreva il progetto bresciano, è risultato vincitore il progetto dell’Islanda sul metanolo ecologico. Per le ricercatrici e per l’intera Università di Brescia è stato comunque un successo. "La vera vittoria – conclude Bontempi – sarà l’applicazione nella quotidianità. Questo materiale può essere usato come intonaco di edifici pubblici e privati, per abbattere le polveri sottili, nella Pianura Padana come in ogni parte del mondo. Lo si può realizzare a costi bassi, utilizzando scarti industriali. Noi usiamo le ceneri della caldaia del termoutilizzatore, ma si potrebbe usare altro, nell’ottica dell’economia circolare. Inoltre, si potrebbero anche realizzare dei piccoli oggetti ad uso interno, per ridurre il particolato in-door".