REDAZIONE BRESCIA

L’allarme della questura a Brescia 160 rifugiati senza una sistemazione

Privati e centri d’accoglienza si mettono a disposizione offrendo appartamenti e posti nelle loro strutture

L’accoglienza da parenti e amici non basta: nel Comune di Brescia sono 69 i nuclei familiari ucraini segnalati in Questura in “codice rosso“, ovvero che hanno richiesto una sistemazione perché sprovvisti. Nel complesso si parla di 163 persone, circa l’11% dei 1387 profughi ucraini che si sono già registrati negli uffici di via Botticelli (dato aggiornato a venerdì solo per il capoluogo, in tutta la provincia si supera quota 4000). "Non sono tanti rispetto agli arrivi, ma ci sono – ha spiegato l’assessore ai Servizi sociali Marco Fenaroli audito in commissione comunale alla Persona – Il mio giudizio? Questo esodo è un’arma di guerra usata contro l’Unione Europa, che mette tutto in disordine". Quanto alle assegnazioni in centri abitativi, "non sappiamo ancora quante assegnazioni sono state fatte (dalla Prefettura, ndr). Mi rendo conto di essere ansioso rispetto alle assegnazioni, ma ogni giorno che passa è un giorno di troppo rispetto a quelle 69 situazioni famigliari". In città ci sono un centinaio di appartamenti messi a disposizione dai privati, a livello provinciale, al bando per l’ampliamento dei posti Cas (Centri di accoglienza straordinaria) chiuso il 17 aprile hanno aderito una decina di strutture in tutta la provincia, per circa 250 posti, non utilizzabili però immediatamente, perché ci vuole circa un mese per le verifiche. A preoccupare il Comune sono anche i profughi in “codice giallo“, quelli cioè ospitati in famiglia temporaneamente, per qualche mese. "Non tutti sono in grado di dare stabilità all’accoglienza", sottolinea il sindaco Emilio Del Bono.

Federica Pacella