di Federica Pacella Alle 13 di ieri erano 240 gli ucraini arrivati in questi giorni nel Bresciano e che già si sono presentati negli uffici della Questura di Brescia. Il numero, in costante crescita, rappresenta solo una piccola parte di chi è già arrivato in provincia. Per i primi 90 giorni, infatti, non è necessario il visto e la maggior parte, prima di fare richiesta di asilo, aspetta di capire se e quanto tempo dovrà restare a Brescia, anche alla luce della sistemazione che riuscirà a trovare. Le richieste alloggi corrono tramite i canali ufficiali (associazioni, Comuni) ma anche con quelli informali, come chat, social, passaparola. Ed è proprio la questione alloggio, ora, la priorità della rete di accoglienza nel Bresciano, sia perché le strutture scarseggiano, sia per la difficoltà di incrociare i numeri tra domanda e offerta. "Per ora – spiega il prefetto Maria Rosaria Laganà, al termine di una riunione di coordinamento sull’emergenza profughi – le persone sono ospitate nelle famiglie, ma sono soluzioni temporanee. Il canale principale che la Prefettura può attivare è l’ampliamento dei posti nei Cas, da mettere a disposizione dei gestori. L’altra alternativa è la collaborazione diretta tra Comuni, che gestiscono le strutture, e Prefettura, che eroga i contributi. Infine c’è l’accoglienza privata, per la quale non sono spendibili risorse pubbliche". Il nodo resta quello di reperire le strutture. La Caritas già dalla scorsa settimana ha attivato un monitoraggio sul territorio, recependo diverse disponibilità da privati e parrocchie, ma non basteranno a coprire tutte le richieste. Nel capoluogo, potrebbe essere percorribile l’ipotesi di attivare l’hotel Mille Miglia (che è in procedura di fallimento), mentre non è disponibile nell’immediato la Cascina Maggia. Già pronto a partire, invece, il comune di Desenzano. "Avrei già 50 posti pronti per il prossimo mese – spiega il sindaco Guido Malinverno ...
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