"In Italia libertà di parola, chiedo asilo politico"

Il giornalista russo Semchuk ha raggiunto Brescia: "Nel mio Paese mi hanno torturato credendo che sia una spia occidentale"

di Federica Pacella

Chiederà asilo politico Pavel Broska Semchuk, giornalista russo scappato dal proprio Paese dove sarebbe stato sequestrato, legato e torturato per tre giorni con l’accusa di essere una spia occidentale. Il 39enne ha raggiunto la provincia di Brescia e ora chiederà appunto asilo politico per sé e per moglie e figlia, rimaste in Russia. "Sono venuto in Italia perché questo Paese è sicuro e c’è libertà di parola. Qui c’è un mio amico, il presidente delle Camere penali internazionali, l’avvocato Alexandro Maria Tirelli", ha spiegato Broska in un’intervista all’Agi.

Prima corrispondente nel 2014 dal Donbass (l’incarico gli sarebbe stato tolto perché voleva scrivere solo quello che vedeva con i propri occhi), ha poi creato una stazione radio a Donetsk "per trasmettere la verità alla gente, ma mi è stato proibito anche quello". Come caporedattore del canale Crimea 24 ha curato un’inchiesta sul mancato arrivo in Italia di un milione di mascherine dalla Russia. Per questo sarebbe stato sequestrato per essere interrogato, legato per tre giorni in uno scantinato mentre gli gettavano addosso acqua fredda e calda a intermittenza.

In Italia vorrebbe creare un giornale per i residenti di lingua russa in Europa, per far arrivare attraverso il web una voce libera. Eppure c’è chi solleva il dubbio che possa essere davvero definito dissidente. Secondo Kateryna Sadilova, giornalista e analista ucraina, vicepresidente dell’associazione Futura di Lodi, "dal 2014 Pavel Semchuk è stato un fedele collaboratore della macchina propagandistica del regime di Putin. È un amico stretto di Graham Phillips, YouTuber inglese filo-russo accusato di crimini di guerra. Nel 2016 è stato inserito nel database del sito ucraino Myrotvorets, nato come database che contiene le informazioni per le forze dell’ordine e i servizi speciali sui terroristi filo-russi, separatisti, mercenari, criminali di guerra e assassini". Secondo Myrotvorets, nel 2015 avrebbe persino ricevuto il Certificato d’onore dal “capo“ della DNR Zakharchenko, ucciso nel 2018.

"Sembra veramente incredibile che una persona che abbia contribuito a portare la guerra e la distruzione in Ucraina adesso è scappata dalla creatura che lui stesso ha aiutato a mettere in piedi e sta cercando un riparo in un paese dell’Unione Europea che ha detestato fino a qualche mese fa. Passando addirittura per giornalista dissidente russo".