
di Milla Prandelli
La chiusura di bar e ristoranti alle 18 è per titolari e dipendenti una fortissima batosta. Parola dei proprietari degli esercizi commerciali di Iseo che, per la maggiore, hanno dovuto mettere in cassa integrazione i propri dipendenti. Alcuni hanno addirittura deciso di chiudere. "Eravamo riusciti a ripartire con un grande sforzo di organizzazione e lavoro da parte dei volontari – spiega il presidente Claudio Bosio –, con grande dispiacere comunichiamo che resteremo chiusi fino a data da destinarsi". Qualcuno ha optato per ridurre gli orari.
"Fino a quando la situazione non tornerà alla normalità terremo aperto il bar solamente al mattino – spiega Albano Bianchin, titolare del bar tabacchi di viale Repubblica –, durante il pomeriggio continueremo solo con la vendita dei tabacchi. Purtroppo tutti i dipendenti sono a casa". Ha completamente stravolto il lavoro, l’osteria “Ca de Cindri”: "Per la prima volta dopo anni apriremo a pranzo, con un menu ridotto – spiegano i titolari Ugo e Ilaria Pezzotti –. La sera invece faremo il servizio da asporto. Purtroppo abbiamo dovuto, anche se con grande dispiacere, decidere di lavorare da soli. Non possiamo proprio permetterci dipendenti e collaboratori in queste condizioni". Non è per niente soddisfatto nemmeno Alessandro Fontana, titolare del bar bottega “Questione di Gusto”: "È una situazione durissima da affrontare, oltretutto il futuro non è per niente roseo. Chiudendo alle 18 ci hanno tolto almeno il 60 per cento del nostro guadagno. I costi fissi però non cambiano. Io mi sto impegnando tantissimo perché questo luogo è la mia vita. Tengo aperta la bottega fino alle 21 circa e nel frattempo cerco di vendere online i prodotti, che presento personalmente sui social network. Per ora resterò aperto. Il futuro non so cosa mi riserverà". Anche per i clienti la chiusura alle 18 è un grande svantaggio. "Amo andare nei locali iseani a bere l’aperitivo – spiega Attilio Alfredo Zani -, farlo alle 16 è abbastanza strano. Continuerò comunque a frequentare i bar del paese".
Hanno deciso di aiutare la loro barista anche i clienti del “New Bar Diego” di Rovato, che resterà aperto fino alle 20. "Fornisco l’aperitivo, i caffè o altro in confezioni d’asporto – spiega la titolare Chiara Casantello –. I miei clienti, però, anziché andarsene si fermano fuori perché dicono di volermi sostenere e di non temere le multe". Altro settore messo in crisi dalla chiusura anticipata dei locali è quello della distribuzione delle bevande, andato completamente in crisi. "È molto dura, dobbiamo capire come andrà - sottolinea Claudio Tomasini di Sebina Vini Scelti –, dopo tre giorni di parziale lockdown abbiamo constatato che non ci sono più assolutamente ordini in programma. Andiamo incontro a novembre e dicembre, che solitamente sono i mesi in cui lavoriamo di più. Non sappiamo adesso cosa accadrà. Noi tra l’altro non siamo strutturati per la vendita al dettaglio. Quindi se bar e ristoranti non lavorano, non lavoriamo nemmeno noi. Speriamo nel ristoro del Governo".