Ferito dai ladri, il coma, la morte: Francesco ha lottato per 5 anni

Intervenuto per sventare un furto nell’abitazione del padre a Ghedi, trafitto da un fendente alla testa. Responsabili mai trovati

Francesco Scalvini

Francesco Scalvini

Ghedi (Brescia) - Non ce l’ha fatta. Nonostante la forte tempra fisica, cinque anni dopo essere stato colpito alla testa con un punteruolo ha dovuto cedere. Nelle scorse ore, nella Rsa San Pietro di Castiglione delle Stiviere è morto Francesco Scalvini, l’ex elettricista bresciano 41enne ferito da un colpo di punteruolo alla testa mentre cercava di fermare dei rapinatori che si erano introdotti nella casa di suo padre, a Ghedi (Brescia).

Era la sera del 23 gennaio 2017. Francesco era stato avvisato dal fratello che in casa di papà Giancarlo c’erano i ladri, da casa sua era corso verso l’abitazione del padre che dalla sua distava circa un isolato. Arrivato, aveva incrociato la banda che usciva dall’edificio. Avrebbe cercato di fermare il gruppo, composto da tre persone. Una colluttazione fulminea. L’unica certezza è che papà Giancarlo è stato picchiato e che, in particolare ha preso un pugno in faccia, mentre Francesco è rimasto a terra con l’arnese conficcato in una tempia."Mio figlio ha tentato di difendermi" aveva raccontato il padre ai cronisti.

Da quel giorno Francesco non ha mai più riaperto gli occhi, nonostante tutti gli sforzi fatti dai medici e dagli infermieri e nonostante l’amorevole presenza della moglie, del padre, del fratello e di tanti parenti. Prima il ghedese è stato ricoverato in Ospedale, alla Clinica Poliambulanza di Brescia, dove è stato sottoposto a un delicato intervento che non ha avuto l’esito sperato. Francesco non si è più risvegliato. Dopo mesi di ricovero è stato trasferito a Castiglione delle Stiviere, dove ogni giorno riceveva le visite dei famigliari, che non lo hanno mai visto migliorare. Non ha mai ripreso lucidità, anche se gli veniva fatto fare ginnastica e le persone a lui care gli parlavano in continuazione. La moglie ha sempre difeso strenuamente la privacy della famiglia, nella speranza, un giorno, di vedere il marito riprendere conoscenza.

Nonostante le serrate indagini condotte dai carabinieri e dalla Procura di Brescia non è ancora stato possibile risalire alle tre persone che oggi sono responsabili anche del suo omicidio. Presumibilmente si trattava di stranieri. L’aggressione a Francesco aveva fatto seguito a quella a Pietro Raccagni, il macellaio di Pontoglio anche lui morto dopo essere estato aggredito dai rapinatori che erano entrati in casa sua. Raccagni, quando accadde il fatto, aveva 53 anni. Soprese i rapinatori nella taverna di casa, inseguendoli. Venne colpito da una bottiglia lanciata da uno dei ladri per garantirsi la fuga. Venne colpito al volto, cadde e sbatté la testa sui gradini della sua abitazione, morendo poi in ospedale. Era il 2014 e i colpevoli quattro albanesi. Sono stati tutti arrestati anche se la moglie del macellaio, la signora Federica Reccagni, ha sempre lamentato siano state loro inflitte "pene troppo lievi"