
I controlli dei carabinieri I fanghi ritirati dagli impianti di depurazioni erano utilizzati da fertilizzanti senza essere trattati
"Giuseppe Giustacchini per un periodo di tempo rilevante con assoluta spregiudicatezza e totale indifferenza per la salubrità dell’ambiente perseguiva pervicacemente un’aggressiva politica di smaltimento abusiva di rifiuti, in spregio alla normativa, al solo fine di massimizzare i profitti, accaparrandosi quanti più appalti pubblici e commesse, aumentando a dismisura il quantitativo di fanghi da impianti di depurazione ritirati, organizzando un complesso e fraudolento sistema per cui a quelli che erano, e che rimanevano, veri e propri rifiuti veniva in maniera artificiosa e fasulla attribuita la mera etichetta di fertilizzante, così che potessero essere dispersi al minor costo possibile". Lo scrive la gup Angela Corvi nelle motivazioni della condanna a un anno e quattro mesi per il titolare del colosso dei fanghi fertilizzanti con sede a Calcinato, Calvisano e Quinzano, messo in ginocchio al termine del processo in abbreviato: il giudice, oltre ad aver inflitto 77mila euro di multa all’azienda e confermato tutti i sequestri, ha posto Wte fuori legge chiudendola per sempre e ha obbligato Giustacchini al ripristino delle campagne contaminate.
Per procura Wte, tra il 2018 e il 2019, accumulando quasi 12 milioni di profitto illecito, ha sparso 150mila tonnellate di materiale inquinato da metalli pesanti e idrocarburi in 78 Comuni del nord Italia. Fanghi degli impianti di depurazione che, anziché essere igienizzati, venivano infarciti da altri veleni e gestiti come fertilizzanti. L’imputato, stando al giudice, non merita attenuanti: maneggiava ingenti quantitativi di rifiuti senza eseguire alcun trattamento prescritto per trasformarli in gessi di defecazione da fanghi, vi aggiungeva "ingenti quantitativi di solfato di calcio per simulare il trattamento" e i prodotti risultanti, "rifiuti a tutti gli effetti", venivano distribuiti o interrati in terreni agricoli in cambio di arature gratis. E "senza garanzia di impatti negativi sull’ambiente o sulla salute… – si legge nelle oltre 90 pagine della sentenza –. Giustacchini non ha mai "abbozzato azioni per eliminare o attenuare i pregiudizi derivanti dalla sua condotta, per ripristinare o recuperare lo stato dei luoghi".
Quanto alla responsabilità amministrativa dell’azienda, lo smaltimento fraudolento dei rifiuti "costituiva l’unico, vero genuino oggetto sociale di Wte: il traffico dei rifiuti non era l’occasionale anomala devianza ma la prassi quotidiana".