Fanghi alla Wte La destinazione finale resta ancora un enigma

Da smaltire 580 tonnellate di sostanze tossiche. La ditta è sotto sequestro dal maggio 2021

Sono circa 580 le tonnellate di fanghi di supero prodotti nello stabilimento di Quinzano d’Oglio di cui la Wte non è stata in grado di documentare la destinazione finale. Un quantitativo non certo esiguo secondo il Tar di Brescia, che ha rigettato il ricorso dell’azienda che chiedeva l’annullamento della revoca, da parte della Provincia, dell’Aia (Autorizzazione ambientale) per l’impianto di Quinzano d’Oglio. La ditta era finita sotto sequestro il 24 maggio 2021, nell’ambito di un’inchiesta per lo spargimento di 150mila tonnellate di fanghi contaminati da sostanze inquinanti tra il 2018 ed il 2019 nel Nord Italia (22 gli indagati). Nella revoca dell’Aia, la Provincia aveva contestato alla ditta la reimmissione nel ciclo produttivo di una parte consistente dei fanghi di supero.

La Wte non è stata in grado di documentare l’invio 576 t. all’impianto di Calcinato, sempre di sua proprietà, nonché l’emissione in atmosfera di vapori e gas difficilmente tollerabili. Per il Tar, la Provincia era legittimata a provvedere alla revoca dell’Aia, perché "ha rilevato la grave e reiterata violazione delle prescrizioni concernenti il trattamento dei rifiuti e, quantunque non si tratti di rifiuti pericolosi, l’errato trattamento può determinare un pericolo per l’ambiente, sicché la misura adottata appare adeguata alla fattispecie concreta". Quanto alle tonnellate di rifiuti di cui si è persa traccia, per il Tribunale "non appare illogica la conclusione che il quantitativo di fanghi di supero di cui non vi è traccia documentale non abbia mai lasciato Quinzano". F.P.