Falciò bimba sulle strisce, condannato a 4 anni

Processo in abbreviato. L’automobilista. investì e uccise. la piccola Manar di 9 anni

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Quattro anni di carcere. È la pena inflitta ieri al termine del processo in abbreviato dal gup Angela Corvi all’automobilista che nell’estate 2020 uccise la piccola Manar Ahmed Sayed, di 9 anni, travolta nel centro di Bagnolo Mella mentre attraversava sulle strisce con i genitori e i fratellini. Dopo l’impatto Gianpietro Offer il 44enne osteopata di Brescia, che rispondeva di omicidio stradale aggravato dall’omissione di soccorso, non si era fermato, salvo poi costituirsi 12 ore dopo in procura. Era la sera del 5 luglio.

Padre di due bimbi, nessun problema pregresso con la giustizia, quella domenica l’uomo rientrava a casa, in città. Mentre sfrecciava in viale Italia a bordo del suo suv, si trovò davanti una famiglia egiziana - mamma, papà e quattro figli - intenta ad attraversare uscendo dal parco pubblico Baleno, dove avevano trascorso la serata per un compleanno. Il primo a passare era stato il primogenito di 12 anni, dietro camminava Manar che spingeva a mano la biciclettina, accanto la madre con il passeggino vuoto, qualche passo indietro il padre con in braccio l’ultima nata di appena sei mesi e per mano la sorella di 6 anni.

L’auto piombò addosso a Manar e alla madre, sbalzando la prima a metri di distanza, e urtando solo di striscio la seconda, miracolata, e poi sparì nel buio, senza accennare a fermarsi. Il giorno seguente, mentre la Polstrada aveva ormai individuato il responsabile dell’incidente dalla targa dell’auto ripresa da una telecamera, il pirata si costituì.

Giustificò la fuga sostenendo di non avere realizzato subito che cosa fosse successo. Era molto stanco, in ritardo, disse. La consulenza cinematica dell’accusa ha ricostruito che la Chevrolet Orlando al momento dell’urto procedeva a 75 chilometri orari a fronte del limite di 50.

La pm Maria Cristina Bonomo aveva chiesto una condanna a 5 anni e 8 mesi, la difesa, rappresentata dall’avvocato Fausto Pelizzari, una pena contenuta e le attenuanti generiche (l’imputato aveva già risarcito la famiglia della vittima).

Beatrice Raspa