Brescia, l’erede è il badante: "Un raggiro"

Il pronipote-avvocato già condannato per le parcelle salate. Nuovo processo

ll tribunale

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Brescia, 22 giugno 2018 - L'accusa per tutti e tre è di circonvenzione di incapace: avrebbero spinto un 92enne imprenditore alberghiero a fare testamento nei confronti di due di loro, madre e figlio di origine moldava, nominati davanti a un notaio eredi universali del suo patrimonio stimato in circa 3 milioni, tra denaro in contanti e proprietà immobiliari.

Nuovo processo per l’avvocato bresciano Luca Dagnoli e per la badante, una moldava 58enne, che con il figlio, moldavo pure lui classe 1980, si sono presi cura del prozio del professionista durante i suoi ultimi mesi di vita. Nei mesi scorsi i tre sono stati condannati sempre per circonvenzione di incapace ai danni dell’uomo che nel frattempo è deceduto: madre e figlio a tre anni per avergli spillato denaro attraverso una serie di prelievi, mentre l’avvocato Dagnoli (insieme al collega Ernesto Folli pure lui coinvolto nell’altro procedimento) è stato condannato a un anno e 8 mesi in primo grado per essersi fatto pagare parcelle da 60mila euro sfruttando l’incapacità di intendere e volere del parente.

Ieri si è aperto davanti al tribunale di Brescia il nuovo processo. Secondo la ricostruzione della Procura, l’11 gennaio del 2016 i due moldavi, con la collaborazione di Dagnoli, avrebbero fatto redigere all’anziano un testamento in cui il figlio della badante era nominato erede universale (in barba alle norme che prevedono la quota destinata ai parenti più prossimi di chi fa testamento) e, in caso quest’ultimo avesse rinunciato, tutto sarebbe passato alla madre. Di quel periodo è anche una perizia, già agli atti nell’altro filone processuale e che verrà riproposta anche in questo, che dimostrerebbe la totale incapacità di intendere e volere dell’anziano al momento della firma del testamento.

Alla morte dell’uomo, madre e figlio avrebbero reso pubblico il testamento scatenando la reazione dei quattro figli, oggi parte civile nel processo (non lo hanno fatto invece nell’altro procedimento), che hanno sporto denuncia. Così è emersa la vicenda dei prelievi e delle parcelle da 120mila euro (60 mila euro per ognuno degli avvocati) una delle quali avrebbe riguardato proprio l’attività svolta dall’avvocato Dagnoli per la scrittura del testamento.

La Procura non ha invece preso alcun tipo di provvedimento nei confronti del notaio che ha ricevuto il testamento firmato dall’anziano imprenditore del lago di Garda. Ieri si è aperto il processo davanti al giudice Anna Luisa di Serafino che, dopo avere ammesso le prove, ha rinviato l’udienza al prossimo 14 dicembre. In quella data saranno chiamati una decina di testimoni, molti comuni tra accusa e difese, e dovrebbero essere sentiti anche i tre imputati.