BEATRICE RASPA
Cronaca

Brescia, incastrano criminali nel mondo. E tra i laboratori coccolano i figli

Da Yara al Bataclan: alla Copan i dna della cronaca nera. E un asilo

Stefania e Giorgio Triva

Brescia, 1 febbraio 2017 - Tutte le indagini dei casi di cronaca nera più clamorosi passano da Brescia. Proprio così. È bresciana l’azienda che ha rivoluzionato i sistemi di raccolta delle tracce microbiologiche e del Dna sulla scena del crimine. Si chiama Copan, 110 milioni di fatturato, 450 addetti (di cui 300 donne) e 35mila metri quadri all’insegna della scienza, della robotica e della tecnologia più spinte. Un luogo avveniristico dove c’è spazio anche per i corsi di yoga, l’area relax per sorseggiare i centrifugati salutisti, il giardino zen e persino un asilo nido gestito dalle dipendenti, le quali dopo un corso interno di formazione si rendono disponibili a tenersi reciprocamente i figli dalle 6 alle 22. E in estate – al momento i baby ospiti sono 27 – organizzano feste e gruppi grest.

Le idee sono tutte di Daniele Triva, imprenditore illuminato scomparso prematuramente nel 2014 a 54 anni. Triva ha trasformato la fabbrica da lui fondata nel 1979 in un impero, leader di mercato nel campo dei dispositivi per analisi microbiologiche. Si entra alla Copan lasciandosi alle spalle i capannoni e le file di camion nella zona industriale di Brescia e si ha la sensazione di mettere piede nella pancia di un’astronave, tra vetrate, acciaio e targhe di riconoscimento. «Un giorno mio papà mentre faceva la spesa al supermercato ha notato che da alcune grucce gli abiti non scivolano – racconta il figlio Giorgio, 26 anni, che ha raccolto il testimone della gestione con la zia Stefania -. Ha introdotto quel sistema (floccatura, ndr) nella produzione dei tamponi, li ha brevettati ed è stata la svolta». Oggi Copan produce 250 milioni di tamponi all’anno per indagini di patologie infettive e ricerca tracce per le polizie di tutto il mondo. Realizza anche card magnetiche, dei «leccalecca» per la campionatura genetica e un macchinario in uso nel carcere romano di Rebibbia, dove è in corso un progetto sperimentale di raccolta del Dna dei detenuti. Si è specializzata nel settore forense solo nel 2013 ma l’ambito, che al momento rappresenta il 5% del fatturato, è in espansione. Copan è l’unica al mondo a garantire prodotti certificati Iso, in grado di assicurare risultati uniformi, stabili nel tempo e di accuratezza infinitesimale.

«Gli investigatori del caso Yara hanno usato i nostri tamponi – dice Giorgio –. Lavoriamo anche su richiesta. Per esempio abbiamo ricevuto commesse particolari per indagare sulla strage del Bataclan e riconoscere le vittime dell’aereo Germanwings caduto sui Pirenei». La marcia in più dei tamponi bresciani – lunghi cotton fioc inseriti in una provetta con soluzione liquida, gel di silice - è rappresentata dalla floccatura: microfibre di nylon rivestono le asticelle utilizzando il campo elettromagnetico. «Con la vecchia procedura dell’avvolgimento delle fibre di cotone era possibile ingabbiare solo il 20% di materiale - spiega Triva -. I nostri prodotti invece garantiscono una raccolta del 98%. In più catturano tracce di Dna microscopiche, prima impossibili da rilevare».