Turista di Carpenedolo li stronca su Facebook: le chiedono un milione

Aveva aspramente contestato gli amministratori di un comune bellunese: indagata per diffamazione, rischia il maxirisarcimento

Anche il Bellunese aveva dovuto fronteggiare le conseguenze di una tempesta

Anche il Bellunese aveva dovuto fronteggiare le conseguenze di una tempesta

Carpenedolo (Brescia), 28 dicembre 2019 - Pubblica su Facebook un commento dai toni incendiari definendo gli abitanti del piccolo centro del Bellunese distrutto dalla tempesta dell’ottobre 2018 "indegni, indecenti, assistenzialisti e lazzaroni". La Rete fa propagare l’incendio fino ai “piani alti” e l’autrice del post si ritrova sul groppone una causa penale per diffamazione aggravata e una civile con richiesta danni per un milione di euro. Protagonista della vicenda, finita sotto la lente della magistratura di Belluno che ora ha chiuso l’indagine, è una donna di Carpenedolo, poco meno di 40 anni. Amante delle Dolomiti e habitué della vacanze sugli sci, la signora lo scorso gennaio era stata in visita a Serrai di Sottoguida, il parco naturale sferzato da pioggia e vento che un anno fa avevano raso a suolo il bosco. Di ritorno dalla gita, la turista aveva digitato su Facebook una considerazione sui veneti di Rocca di Pietore non proprio lusinghiera: "Siete semplicemente indegni e indecenti – aveva scritto – A tre mesi dalla frana e dalla devastazione pensate solo a prendere i soldi del parcheggio, del trenino estivo e a pulire per terra in paese, mentre i canyon sono chiusi, e gli alberi sulle strade lasciati a ramengo". Aveva poi usato i termini lazzaroni e assistenzialisti. A seguire , un’esortazione: "Ma piegate la schiena e andate a lavorare, che vivete di questo e rendete il paradiso in cui state un inferno". Seguiva un insulto, che non ripetiamo, e una considerazione: "E c’è gente che gli vuol dare pure i soldi. Per cosa, quando la mentalità è marcia".

Il commento era rimbalzato in lungo e in largo in Rete e tramite una fan che l’aveva condiviso arrivato direttamente sotto gli occhi del governatore del Veneto Luca Zaia. Il presidente leghista non aveva lasciato cadere la provocazione e usando la sua pagina Facebook personale aveva risposto per le rime: "Non c’è il minimo rispetto per chi ha visto il proprio paese distrutto e i boschi spazzati via dalla furia del vento. Vorrei elencare alla signora i miracoli compiuti dalla popolazione bellunese in pochi giorni, dall’acquedotto riparato in tempi record alle strade sgomberate, a tutto il resto. Ma forse non ne vale la pena, per chi riesce a esprimersi in questo modo". Infuriato , il sindaco di Rocca di Pietore, Andrea De Bernardin, è passato al sodo. Con il placet di Zaia, ha sporto denuncia per diffamazione aggravata, intentando in parallelo una causa civile per risarcimento danni. Un milione, il ristoro preteso dalla popolazione del centro in provincia di Belluno.

«Non si può pretendere di dire su internet tutto quello che si vuole offendendo un’intera comunità che ha già dovuto subire uno scossone non da poco a causa del maltempo", si è lamentato il primo cittadino scagliandosi contro i “leoni da tastiera”. La Procura bellunese ha disposto il sequestro dello smartphone e del pc dell’autrice del post, poi sottoposti a consulenza informatica. E ha chiuso l’indagine, ormai prossima ad approdare in tribunale. Ma la battaglia sembra solo all’inizio: "La mia assistita dopo quel post è bersagliata da messaggi con minacce di morte – la difende l’avvocato Gianfredo Giatti, del Foro di Mantova -. Alcuni sono opera di persone note, altri di anonimi. Abbiamo già comunque provveduto a sporgere denuncia". Lei nel frattempo non sembra particolarmente intimorita. Non quantomeno da smettere di affidare a Facebook commenti sulfurei. "La libertà di parola è un diritto sacrosanto e inviolabile – tuona - sancito dalla Costituzione e dalla Carta internazionale dei diritti dell’uomo".