Brescia, la campana Daisy contro le valanghe

Procura esplosioni controllate in aree pericolose. L’elicottero sta già volando a pieno regime

La campana Daisy

La campana Daisy

Brescia, 21 novembre 2019 -  Centoventi esplosioni e oltre cinquanta valanghe controllate fatte scendere lungo i versanti dei monti bresciani. Questo il bilancio del lavoro svolto dal comandante Francesco Comensoli dell’azienda Elifly a partire da lunedì scorso e per conto della Provincia di Brescia. Comensoli è titolare di una delle poche aziende delle montagne lombarde dotate della campana Daisy bell, un’attrezzatura del costo di 120mila euro che serve per smuovere la neve in modo sicuro, grazie alla consulenza di un nivologo. «Daisy bell viene attaccata all’elicottero tramite un gancio baricentrico, è sospesa con una corda da 25 metri e il peso è di 750 chili – spiega Comensoli – È una attrezzatura aeronautica dotata di bombole contenenti idrogeno e ossigeno miscelati che detonando creano un’onda d’urto in grado di fare slittare a valle strati di neve instabile. L’esplosione viene innescata tramite un telecomando posizionato a bordo dell’elicottero dal nivologo che fornisce indicazioni al pilota specificandogli dove deve posizionarsi».

La attivazione di questo distacco controllato, specie in giorni in cui le precipitazioni continuano a susseguirsi, impedisce la continua stratificazione ed il deposito di ingenti quantità di neve che diventano il grande pericolo sulle strade di montagna. «Dopo aver fatto i primi voli di ricognizione sull’area di intervento si aggancia Daisy bell si procede all’avvicinamento del manto nevoso sul quale la campana con un radar con altimetro indica la distanza dalla neve – ha detto Comensoli – A seguito delle ingenti nevicate nell’ultima settimana siamo intervenuti nelle zone di Crocedomini, Gaver e Maniva. Anche ieri mattina abbiamo proceduto alla presenza del nivologo della Provincia di Brescia Federico Rota».

Attualmente le zone dove c’è più neve e dove ci sono più pericoli sono Passo Crocedomini, Gaver e Valdorizzo. Durante i voli il comandante Comesoli e il nivologo non hanno visto l’ottantina di capre disperse nella zona del Cadì, compresa tra Crecedomini e il Gaver. Il bianco accecante e il colore del manto degli animali non aiutano.