Brescia, ex uccisa a coltellate: la difesa del manovale kosovaro

"Quando l’ho vista che parlava al telefono con il suo nuovo uomo sono sbottato", ha spiegato Kadrus Berisha

Gli investigatori dei carabinieri con la Scientifica sul luogo del ritrovamento del corpo

Gli investigatori dei carabinieri con la Scientifica sul luogo del ritrovamento del corpo

"Quando l’ho vista che parlava al telefono con il suo nuovo uomo sono sbottato. Lei ha afferrato un coltello, io le ho preso la mano e il coltello le è finito al petto. Ma non volevo colpirla, ero innamorato. Eravamo ubriachi". In Assise Kadrus Berisha ha ammesso l’omicidio della ex, Viktoriia Vovktorub, la 42enne ucraina il 4 novembre 2020 uccisa con 14 coltellate nella casa che aveva diviso con lui prima di lasciarlo. Il 60enne muratore kosovaro, accusato di omicidio pluriaggravato, stalking, maltrattamenti e occultamento di cadavere, aveva fatto ritrovare il corpo il 13 novembre sotto terra, in una bocciofila dismessa nel quartiere Primo Maggio, ma aveva negato il delitto, ammesso solo in aula. Con la vittima, badante e barista madre di due figli, "avevamo un bel rapporto, non l’ho mai picchiata né minacciata. Al massimo c’è stato qualche spintone durante le liti, ma erano reciproche". A suo dire i rapporti erano "buoni" pure dopo la rottura, tanto che "più volte eravamo stati ancora insieme. Certo ero geloso quando ho saputo che si era messa con quell’egiziano con 3 figli sposato e morto di fame. Ma lo era anche lei".

La sera del delitto si incontrano nel chiosco di via dei Mille e a cena, ubriachi, si trasferiscono da lui per una grigliata. "Alle 22.30 l’ho sentita dare baci al telefono al suo uomo. Le ho detto di smetterla e ho perso la testa". L’imputato ricorda solo la prima coltellata, il resto buio. "La mattina seguente ho scavato la buca non per nasconderla, ma per infilarmi dentro con lei. Volevo morire. Ho cercato una corda per impiccarmi ma non ci sono riuscito". Al centro dell’udienza anche la relazione dei periti incaricati di una valutazione psichiatrica senza precedenti dell’omicida, tesa ad accertare la presenza di un gene “guerriero“ che possa avere favorito l’aggressività. Stando ai prof. Giuseppe Sartori, Silvia Pellegrini e Pietro Pietrischi, Berisha presenta un lieve deficit cognitivo, non tale però da sfociare nel patologico. Presenta la variante genetica in questione, che si riscontra nel 3-5% della popolazione e aumenta il rischio di aggressività da 3 a 5 volte in caso di circostanze ambientali sfavorevoli. Nella storia clinica dell’imputato tuttavia non vi sarebbero eventi traumatizzanti tali da giustificare una correlazione certa con il discontrollo. Berisha stesso ieri ha negato traumi. Ma al consulente della difesa Giovanni Camerini aveva narrato altro, un’infanzia all’insegna di "un accumulo di deprivazioni e trascuratezze" che possono bene avere attivato il famoso gene, questa la conclusione difensiva, e determinato uno “splitting paranoide“.