Giacomo Bozzoli libero dopo l’ergastolo per l'omicidio dello zio: il carcere aspetta

Brescia: per ora non andrà in cella E la sentenza riapre il caso: disposte nuove indagini sull’operaio Oscar Maggi

Giacomo Bozzoli

Giacomo Bozzoli

La sentenza della Corte d’Assise di Brescia ha condannato all’ergastolo Giacomo Bozzoli per l’omicidio volontario dello zio Mario e la distruzione del cadavere. Ma Giacomo rimane, per ora, in libertà per una serie di ragioni legate al nostro sistema giudiziario. Anzitutto, al termine di un processo indiziario, l’accusa non ha chiesto la carcerazione. Giacomo Bozzoli è stato un uomo libero in tutti questi anni, anche dopo essere stato iscritto nel registro degli indagati. Questo in assenza dei tre presupposti su cui si basa il provvedimento restrittivo: reiterazione del reato, inquinamento probatorio (legato anche al contesto in cui è avvenuto il reato, in questo caso la fond eria di Marcheno, chiusa), pericolo di fuga (Giacomo non si è mai allontanato dal suo ambito abitativo e di lavoro).

Il padre: "Mi aspettavo un'assoluzione"

"Non mi aspettavo una cosa del genere, mi aspettavo un’assoluzione. Detto con il pieno rispetto che ho sempre avuto per mio fratello, per l’amor di Dio": lo dice Adelio Bozzoli con la voce di un uomo stremato, sofferente, dopo la condanna del figlio. Nessun commento invece dai difensori, lo Studio Frattini.

Il colpo di scena

La sentenza riproietta inoltre nel caso una figura uscita di scena con l’archiviazione: Oscar Maggi, uno degli operai presenti nella fonderia l’8 ottobre di sette anni fa quando Mario si smaterializza. Marco Martani ha sostenuto con Silvio Bonfigli l’accusa: "La sentenza ha accolto la nostra tesi che Mario Bozzoli sia stato ucciso da Giacomo. Rispetto alla nostra ricostruzione c’è la novità come possibile concorrente nei reati di omicidio e distruzione di cadavere dell’operaio Oscar Maggi, che noi pubblici ministeri avevamo ritenuto come responsabile solo di falsa testimonianza". La Corte ha trasmesso gli atti alla Procura perché indaghi su quello che ritiene un ruolo attivo di Maggi accanto al giovane Bozzoli. Secondo i pm a "uccidere è stato Giacomo, l’unico con un movente di odio radicato. Per distruggere il corpo ha contato su Ghirardini e Maggi, ma l’appalto della distruzione l’ha dato a Ghirardini".

La svolta

Il processo ha avuto una svolta con l’esperimento giudiziale disposto dalla Corte: in una fonderia un maialino è stato immesso in un crogiuolo a 980 gradi senza che si sia verificato uno scoppio o che si sia sprigionato odore. L’ipotesi del forno come tomba di Mario Bozzoli è così tornata in auge. Sono stati riletti i comportamenti di Ghirardini e Maggi in quella serata di ottobre. Alle 19.18 dal forno grande gestito da Ghirardini si sviluppa una fumata anomala che blocca il sistema di aspirazione. Maggi lo riattiva. Ghirardini impedisce all’operaio Boateng Collins di salire ai forni. Maggi “certifica“ la versione di Giacomo Bozzoli di avere fatto ritorno in serata alla fabbrica per disporre un cambio delle leghe. Agli atti anche un colloquio fra Maggi e il collega Aboagye Akwasi: "Lo sai - dice - che se Beppo (Ghirardini - ndr ) ... racconta qualcosa di sbagliato ... siamo nei casini".