"Attivare la prevenzione oppure soccombere"

Il geologo Fabio Fenaroli: nei centri costruiti più a valle il rischio idrogeologico è accentuato dal clima

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"Dobbiamo essere consapevoli che o affrontiamo i cambiamenti climatici adattandoci all’ambiente che cambia oppure siamo destinati a soccombere. In ambito montano, dove ci sono zone storicamente suscettibili a fenomeni alluvionali, bisogna attivare sistemi di prevenzione".

Fabio Fenaroli, rappresentante provinciale dell’Ordine regionale dei geologi per la provincia di Brescia, da oltre 20 anni si occupa di rischio idrogeologico oltre che sismico. "Quanto accaduto a Niardo e Braone – spiega – è conseguenza di una serie di concause. Le zone colpite sono all’interno di aree di conoide, travolte dalla colata detritica scatenata da una precipitazione intensa. Sono zone, però, note per la fragilità del territorio. Va detto che, con la legge del 2005 della Regione Lombardia, alcuni aspetti del costruito sono attenzionati, ovvero si tiene conto della vulnerabilità del territorio".

Resta il fatto che, nei decenni scorsi, si sono costruiti centri abitati nelle zone più a valle pensando di poter imbrigliare e tener sotto controllo i corsi d’acqua. Non a caso i centri storici sorgono invece agli apici dei conoidi. Sono ora proprio queste realtà quelle più esposte al rischio idrogeologico, accentuato dalle conseguenze dei cambiamenti climatici. Gli esperti concordano nel dire che precipitazioni sempre più intense e frequenti e l’aumento del materiale detritico in alveo porteranno a un incremento di alluvioni e colate detritiche: per questo servono risposte straordinarie.

"Quello che una volta ci si poteva aspettare accadesse ogni dieci anni, oggi dobbiamo aspettarcelo con maggiore frequenza. Dovremo attenzionare i territori sul fronte della manutenzione ordinaria – prosegue Fenaroli – Ad esempio, se ci troviamo con la secca dei corsi d’acqua, è utile andare a fare pulizie straordinarie che potrebbero tenere gli alvei meno esposti a queste situazioni. E soprattutto bisogna aggiornare tutti gli strumenti per il monitoraggio e affinare la capacità diagnostica".

Federica Pacella