Anziana strangolata in casa Su Diva Borin la parola al perito

Migration

Sulla morte di Diva Borin, la 86enne di Brescia che per la procura fu uccisa in casa dal badante per interessi economici – era marzo 2019 - si pronuncerà un perito. Lo ha deciso il gup, Andrea Gaboardi, nell’ambito del processo in abbreviato a carico di Salvatore Spina, il 38enne uomo tuttofare dell’anziana, disponendo una perizia medico legale. Dopo la discussione delle parti, ieri era attesa la sentenza ma l’udienza è stata rinviata al 31 gennaio per il conferimento dell’incarico. L’esperto dovrà dire la sua "in ordine alle cause e all’epoca del decesso tenuto conto delle significative divergenze sul tema della morte e della dinamica dell’azione omicidiaria riscontrabile negli elaborati dei consulenti di parte". La scelta è stata accolta positivamente dall’imputato, che si è sempre professato innocente: "È interesse del signor Spina che venga fatta chiarezza", dice l’avvocato Giacomo Nodari. La difesa aveva chiesto l’assoluzione per più ragioni. Sull’arma del delitto, un foulard che l’omicida avrebbe stretto al collo di Borin per strangolarla, c’è un Dna maschile ignoto. E quello stesso profilo genetico misterioso compare sul telecomando del televisore. Gli orari poi "non corrispondono", il movente "non regge". Dipendente della macelleria del vicino Family Market, Spina per mesi aveva aiutato la nonnina con le faccende domestiche. Aveva anche le chiavi di casa, al quartiere Abba. Il 2 marzo 2019 diede l’allarme, sostenendo di averla trovata morta sul divano. Un allarme diramato per deviare i sospetti da sé, è la tesi del pm Antonio Bassolino che ha chiesto una condanna a 14 anni e 4 mesi.

Beatrice Raspa