Ambulatori semi-vuoti e assistenti “divisi“ Si ricorre ai pensionati

Il caso di Bione nel Bresciano simbolo dei piccoli centri in crisi

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Meglio non ammalarsi quando il medico non c’è, a meno di non aver qualcuno disponibile a macinare qualche chilometro per raggiungere l’ambulatorio in altri Comuni. Succede in tante realtà, soprattutto quelle più periferiche, poco appetibili per chi deve aprire l’ambulatorio. Accade in Val Sabbia, nel Bresciano, come in molte aree interne della Lombardia. "A luglio, dopo il pensionamento del medico che aveva qui l’ambulatorio, gli assistiti sono stati distribuiti fra altri tre medici – racconta Giovanni Maria Marchi, sindaco di Bione – di cui due vengono un giorno a settimana, mentre il terzo non riesce a far l’ambulatorio". Una situazione che provoca lunghe code nei giorni di apertura e disagi per gli anziani. "A maggio o giugno dovrebbe esserci un nuovo bando".

Situazioni quasi fotocopia si registrano anche a Preseglie e Vallio Terme, dove da un anno circa non c’è un medico presente sul territorio (per emergenza è stato chiamato anche il dottore andato in pensione). La Corte dei conti, nella relazione pubblicata ieri sulla Gestione finanziaria dei servizi sanitari regionali, citando l’esempio della Lombardia sottolinea che "l’esperienza emergenziale ha evidenziato che anche sistemi regionali con servizi ospedalieri efficienti, ma non supportati da una adeguata rete di assistenza territoriale, possono essere messi in crisi da eventi eccezionali". F.P.