FEDERICA PACELLA
Cronaca

Alternative, norme e leggi ci sono. Manca il passaggio alla pratica

Due aquile reali morte per intossicazione da piombo in meno di un anno nel Bresciano, nel Parco dell’Adamello e...

Due aquile reali morte per intossicazione da piombo in meno di un anno nel Bresciano, nel Parco dell’Adamello e...

Due aquile reali morte per intossicazione da piombo in meno di un anno nel Bresciano, nel Parco dell’Adamello e...

Due aquile reali morte per intossicazione da piombo in meno di un anno nel Bresciano, nel Parco dell’Adamello e a Gardone: sono i casi più emblematici, assurti all’onore della cronaca e all’attenzione dell’opinione pubblica, ma il problema del saturnismo è crescente, sulle Alpi e non solo. In Europa, si stima che l’avvelenamento da piombo provochi un milione di decessi di uccelli acquatici: l’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha chiarito come l’utilizzo di piombo comporti un rischio per gli uccelli acquatici che ingeriscono le munizioni al piombo che si diffondono dopo gli spari, con conseguenti effetti tossicologici, anche letali.

Nel contesto alpino questo grave fenomeno coinvolge soprattutto l’aquila reale e il gipeto. La contaminazione di queste specie con i frammenti dei proiettili di piombo avviene principalmente attraverso la loro alimentazione sui visceri degli ungulati abbattuti che vengono abbandonati sul terreno. Secondo l’ultima ricerca effettuata da un team tutto italiano (Parco Nazionale dello Stelvio, Provincia di Sondrio, Istituto Zooprofilattico della Lombardia, Ispra con la collaborazione del Servizio conservazione delle Aree Protette Alpi Marittime), dall’analisi di tessuti prelevati da 252 aquile e avvoltoi rinvenuti morti tra i Pirenei e l’Appennino, il 44% dei soggetti è risultato contaminato dal metallo, mentre oltre un quarto presentava valori di piombo elevati, tali da comportare intossicazione.

La soluzione? Adottare proiettili monolitici costituiti da un unico blocco in lega di rame senza piombo. Questi proiettili atossici che non si frammentano sono utilizzati ormai in diverse parti del mondo e, oltre ad essere vantaggiosi in termini di qualità delle carni degli ungulati abbattuti, offrono sufficienti garanzie sia dal punto di vista balistico sia di efficacia di abbattimento. Ci sono già degli esempi positivi. Nei tre settori del Parco dello Stelvio, ad esempio, un primo passo importante è stato fatto con l’obbligo di utilizzo di munizioni senza piombo nell’ambito del Piano di controllo del cervo. Nelle aree umide, il piombo è vietato dal regolamento europeo, integrato in Italia nella legge nazionale sulla caccia. Dalla teoria alla pratica c’è, però, ancora molto da fare.

Federica Pacella