Cellino positivo al coronavirus: "Non si può pensare di tornare a giocare"

Il presidente del Brescia ribadisce la sua contrarietà a un ritorno in campo

Massimo Cellino

Massimo Cellino

Brescia, 19 aprile 2020 - Dopo questi ultimi giorni trascorsi costantemente al centro dell’attenzione il presidente del Brescia, Massimo Cellino, sembra aver detto basta a tanta esposizione mediatica. “Sono stanco di rilasciare dichiarazioni. Adesso non voglio parlare di calcio, facciano quello che vogliono…”.

Un proposito, prevedibilmente difficile da mantenere, legato anche ad un fatto strettamente personale ammesso nelle ore scorse dal massimo dirigente biancazzurro, che ha ribadito di essere stato trovato positivo al coronavirus. Dopo aver trascorso le prime settimane dall’inizio dell’emergenza sanitaria nella sua villa a Padenghe, sulla sponda bresciana del lago di Garda, Cellino è tornato in Sardegna con un volo privato per trascorrere la Pasqua con la famiglia. Una volta rientrato sull’isola, però, il patron del Brescia ha deciso di sottoporsi ad alcuni accertamenti insieme ai suoi famigliari che hanno evidenziato che la figlia ha avuto il coronavirus e che lui era positivo, mentre il figlio è risultato negativo.

Fortunatamente i sintomi per Cellino non sono stati particolarmente evidenti: “Ho una stanchezza eccessiva e forti dolori alle ossa. Mi sono concesso un periodo di pausa. Era una vita che non mi accadeva e mi ha ricordato un periodo difficile della mia vita” è stata la sintesi dello stesso imprenditorie che, a maggior ragione, è tornato a ribadire la sua posizione sulla necessità di fermare il calcio: “E’ assurdo che si discuta ancora se riprendere o no, è anche una questione di sensibilità. In questo periodo ho vissuto a Brescia e là sanno cosa significa quando si parla di virus. In altre zone non lo sanno nemmeno e parlare di ricominciare il campionato fuori dalla Lombardia è una mancanza di rispetto e del tutto fuori luogo”. Una riflessione che porta direttamente ad un deciso attacco a tutto il mondo del calcio: “La gente a Brescia vuole onorare i morti. Se sono stati spostati di un anno l’Europeo e le Olimpiadi ci sarà un motivo. Noi, invece, vogliamo finire il campionato in quindici giorni ed ho scoperto il perché. In Lega ci sono infatti circa 180 milioni destinati alle prime dieci della classifica finale della serie A. Se non si finisce il campionato e Sky non paga, cosa succede a chi ha già speso quei soldi? Credo che il presidente della Figc, Gravina, stia chiedendo aiuto in silenzio. Sta subendo tante pressioni, lo capisco, ma si faccia sostenere dal Coni e difenda il sistema calcio”.

Osservazioni che inducono Massimo Cellino ad essere più che scettico in vista dell’ipotetica ripartenza degli allenamenti fissata per il 4 maggio: “Nessuno per il momento ha convocato le squadre per il 4 maggio. Vanno fatti i test e devono risultare tutti negativi. Sono tante le cose da considerare e non è possibile andare oltre il 30 giugno, quando scadono i contratti e i bilanci. Dico questo non perché ho paura di retrocedere. Se qualcuno la pensa così è padronissimo di farlo. Il Brescia ha i conti a posto e giovani di valore, in ogni caso, tornerà in serie A. Adesso, però, non è possibile tornare a giocare. Gli stessi giocatori sono disorientati ed hanno paura. Io li capisco e se non ho certezze non penso minimamente a metterli in campo…”.