"Senti chi perla", il libro della prof con gli strafalcioni degli alunni

Laura Moro, insegnante del "Mascheroni" di Bergamo, firma il Gaffemecum delle scuole superiori

Laura Moro

Laura Moro

Bergamo, 4 giugno 2019 - È la collezionista di strafalcioni fra i banchi di scuola, li raccoglie e seleziona dagli anni Ottanta: 530 li ha dati alle stampe, condividendoli in “Senti chi perla”, il Gaffemecum della scuola secondaria superiore (Grafica & Arte). A catalogare gli “svarioni” di studenti - ma anche di insegnanti - è la professoressa di Lingua e cultura inglese Laura Moro, docente al liceo "Mascheroni" di Bergamo.

Se molte gaffes le ha raccolte durante le ore di lezione, alla Maturità ha fatto man bassa. «Non salto un esame di Stato dal 1998», racconta fiera, preparandosi al prossimo round. «Ho iniziato a insegnare nel 1985 - spiega - l’idea della collezione è nata durante una lezione alla fine degli anni Ottanta. Stiamo traducendo alcuni termini e scopro che gli studenti non conoscono il significato di lussurioso.

“Un’auto con i sedili in pelle è lussuriosa”, mi dice un ragazzo. Invece di correggerli subito ho cercato di seguirli nel loro percorso per un’ora». Il dialogo è catalogato nel capitolo a luci rosse “Scuola vietata ai minori” che ha tirato in ballo anche Bossi (Maurizio, il sessuologo), l’«anonimo» del Senatur: altra gaffe, altri tempi, ai Millennial il compito di interpretarla. Un errore tira l’altro. «E mi ha dato l’idea non solo di farci una risata sopra ma di scrivermeli prima che me li dimenticassi e di rifletterci su», sorride Laura Moro. Che ha iniziato a incollarli su un foglio “Word” in ordine sparso per poi suddividerli in macroargomenti. Ci sono «pâté d’animo prima di un compito in classe» e prof che «sbranano gli occhi» prima di dare una nota. Si inseguono lapsus freudiani, dal papà di un amico che «lavorava con gli Evirati Arabi Uniti» al sogno nel cassetto di una studentessa: «Sposare uno scericco arabo e vivere di rendita». Una compagna si accorge di un errore e si scusa con l’insegnante: «È stato un raptus freudiano». Fra gli ultimi inciampi l’essenza dell’“ammazzacaffé”: «I miei bevono sempre un cecchino a fine pasto». E qui, il film American Sniper ci ha messo lo zampino. Anche i colleghi sapendo della collezione hanno continuato a impreziosirla, portando “orrori d’annata” in dono. Altri invece sono usciti dal catalogo.

«La selezione è stata obbligata - commenta la professoressa Moro -, mio malgrado, sfogliando dizionari, la Treccani e le regole dell’Accademia della Crusca, alcuni svarioni da me raccolti e sottolineati con la penna rossa sono stati “riabilitati”. Ho dovuto cancellarli. Erano bellissimi». Ha dovuto “sdoganare” anche il verbo sfoggiato ogni mattina dalla collega che - lamentandosi del traffico - diceva di essersi “affilata”. «Non è un regionalismo – sorride - alcuni vocabolari danno anche questa possibilità per dire mettersi in fila». La collezione continua dopo la stampa del Gaffemecum, destinato a diventare seriale: una nuova Maturità si avvicina. Nella mente della prof. c’è la mitica annata del 1998, con 54 privatisti dell’Istituto industriale femminile - indirizzo dirigenti di comunità - con carriere magari già avviate, ma ai quali serviva un titolo. «Dovevano sostenere gli integrativi di tutte le materie, c’è stata un’esplosione di gaffes», sottolinea Laura Moro ricordando l’Ipse dixit: «Tutti sbagliamo, nessuno nasce imparato» e l’obiettivo del Gaffemecum «in tempi che sono talvolta tristi e difficili, regalare un pizzico di allegria al lettore e qualche spunto a educatori e (ri)formatori della scuola».