Geri Allen al piano con gli anni Motown Solo a Bergamo Jazz

Dal 17 al 20 marzo Lovano, Barron, Anat Cohen di MARCO MANGIAROTTI

Geri Allen

Geri Allen

Bergamo, 26 febbraio 2016 - Bergamo e quel festival che ho visto nascere e mi ha inventato critico con il primo articolo, per il Giornale di Bergamo, nel 1969. Renzo Arbore, Franco Fayenz, Arrigo Polillo, Pino Candini, Dario Salvadori con i pantaloni scampanati viola e la camicia a fiori, Paolo Arzano con cui avrei collaborato poi alla (sua) direzione artistica. Alberti e Foresti che portavano i dischi e gli artisti. Credo che Bergamo Jazz sia uno dei più longevi se non il più longevo festival italiano, all’inizio moderno, con qualche tributo alla memoria, un commuovente Ben Webster, e aperture mirate all’avanguardia. Ma soprattutto Bergamo è da anni un progetto globale dove il fuori festival coinvolge i luoghi di una città, proponendo concerti decentrati, incontri, proiezioni di film con il Bergamo Film Meeting, LAB80, GAMeC, Jazz Club Bergamo e CDpM. Ma il cuore sono le quattro serate dal 17, al Teatro Sociale (D’Andrea-Bennink), al 20 marzo, venerdì, sabato e domenica al Teatro Donizetti con Geri Allen, Joe Lovano, Kenny Barron, Anat Cohen, Louis Moholo-Moholo. Al Sociale anche il trombonista Ryan Keberle, che ha collaborato con Maria Schneider, Wynton Marsalis, David Bowie, Justin Timberlake e Alicia Keys, con il quintetto Catharsise la cantante cilena Camila Meza. Venerdì 18 al Donizetti, Geri “Allennata” a Poniac e cresciuta a Detroit, passa dall’avanguardia al tributo solitario dell’album “Motown & Motor City Inspirations – Grand River Crossings” con la sua rilettura di classici come “Inner City Blues” di Marvin Gaye, “That Girl” di Stevie Wonder, “Wanna Be Startin’ Somethin’” di Michael Jackson, fino alla beatlesiana “Let It Be”, Aretha Franklin soul version. Salirà poi sul palco una sax colossus, con il permesso di Rollins, Joe Lovano in quartetto. Sabato la mia cusiosità è tutta per la pluripremiata clarinettista israeliana Anat Cohen con il progetto brasiliano “Lumiosa”. Il trio di Kenny Barron ci restituisce un grande del pianoforte, fra hard bop e avanguardia. Domenica due batteristi leader, l’americano Billy Martin (Medeski Martin and Wood) e il ragtime funk dei suoi Wicked Knee, e la leggenda dell’avanguardia londinese, il sudafricano Louis Moholo-Moholo e dei suoi “5 Blokes” al doppio sax. Andateci.