
Cinquant’anni fa moriva a Bergamo uno dei maggiori artisti del Novecento non solo orobico, Giacomo Piccinini, del quale da oggi il capoluogo onora la memoria inaugurando (alle 17) una grande mostra antologica nell’ex chiesa della Maddalena (via Sant’Alessandro 39d). Un’occasione per conoscere da vicino un pittore di talento nel segno della figurazione tra classicismo e modernità, che ha operato intensamente nella pittura a olio come nei disegni e nelle incisioni sia nell’arte sacra sia in quella laica.
L’evento espositivo è accompagnato da un docufilm – a cura del nipote dell’artista, Giorgio Della Vite, e proposto in una serata Ucai – e dalla pubblicazione di un ponderoso e importante volume – 400 pagine con centinaia di fotografie riguardanti l’imponente lavoro pittorico del Piccinini, edizione Grafica e Arte – che verrà presentato oggi ed è opera del critico d’arte e saggista Lanfranco Ravelli.
L’opera libraria – ricca di annotazioni storiche, immagini relative a tavole a colori di dipinti, affreschi, disegni e incisioni, nonché del regesto, dei relativi cataloghi, di testi critici e illustrativi, di schede e bibliografia – è stata ideata dai nipoti Edda e Giorgio Della Vite con mamma Elide e rappresenta, grazie all’impegno documentale di Ravelli, il cammino del Piccinini dagli anni di studio alla Scuola di Pittura dell’Accademia Carrara di Bergamo (sotto la direzione dell’indimenticabile Ponziano Loverini) agli ultimi giorni di attività, nel 1971.
Nato a Bolgare nel 1900, Piccinini aveva rivelato fin da ragazzino la passione per il disegno nel quale eccellerà ad alto livello, unendo pari capacità nella pittura. Attivo nei primi anni con due amici, coetanei e validi artisti della Carrara, Nino Nespoli e Severino Bellotti ha via via sviluppato in autonomia di invenzione e di qualità espressiva le doti di artista coerentemente fedele alla figura – paesaggi, angoli, volti, nature morte – e di forte sensibilità nel racconto religioso affrescato in numerose chiese delle province di Bergamo e Brescia. La grande mostra che si apre oggi, visitabile sino al 28 novembre, gode del patrocinio della Provincia e del Comune di Bergamo, delle diocesi delle due città, dell’Ucai e della Fondazione Emilia Bosis.
Amanzio Possenti