FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Uccise il compagno dopo anni di violenze subite: condannata a 21 anni di carcere

Sandra Fratus impugnò il coltello all’ennesima lite con il compagno. Per il giudice non è stata legittima difesa

La cinquantunenne Sandra Fratus è stata ritenuta colpevole del delitto del compagno trentenne nigeriano Ernest Emperor Mohamed

La cinquantunenne Sandra Fratus è stata ritenuta colpevole del delitto del compagno trentenne nigeriano Ernest Emperor Mohamed

Quando il presidente della Corte d’Assise Giovanni Petillo legge la sentenza, condanna a 21 anni, Sandra Fratus scoppia a piangere, disperata. I suoi difensori, Vanessa Bonaiti e Pietro Ferrari, la sorreggono prima di affidarla alla Polizia penitenziaria. Lei si volta indietro e lancia un saluto al figlio Nicholas. Poi scompare, ma il pianto l’accompagna nel tragitto.

Sandra Fratus, 51 anni, è stata ritenuta colpevole dell’omicidio di Ernest Emperor Mohamed, 30 anni, il compagno nigeriano. Il delitto la sera del 26 novembre 2022 a Morengo, nella casa dove vivevano, al termine dell’ennesima lite. La pena corrisponde alla richiesta del pm Emma Vittorio, mentre i difensori avevano invocato la legittima difesa.

"Se non lo facevo io a lui, l’avrebbe fatto lui a me", aveva sussurrato l’imputata l’udienza scorsa. Dopo anni di maltrattamenti "Sandra aveva la percezione di essere in pericolo di vita. Sapeva cosa rischiava, dato che era vittima di violenza". I difensori hanno già anticipato che faranno ricorso e chiederanno un percorso in una comunità per l’abuso di stupefacenti.

Il litigio era cominciato per un caricabatterie del cellulare che non si trovava. Lui aveva dato in escandescenze, distrutto l’armadio e le aveva dato uno schiaffo. L’imputata ha spiegato che, oltre al dolore, ha temuto che le avesse distrutto gli occhiali, "c’erano voluti tanti sacrifici per comprarli". Ha preso il coltello d’istinto e ha colpito l’uomo.

Non era il primo atto di violenza nel bilocale dove la donna ospitava il compagno, tornato dalla Francia con guai per droga. Numerosi gli accessi al Pronto soccorso. Solo una volta la donna disse di essere stata aggredita, senza fare nomi. Come ha raccontato il figlio di lei, Nicholas Conalli, 24 anni, l’udienza scorsa: "Due o tre volte ho accompagnato mia mamma al Pronto soccorso, zoppicava. Disse che era caduta o si era fatta male sul lavoro, a fare le pulizie. Ma era stata presa a calci. Era innamorata di lui e lo proteggeva". Quella sera la madre gli telefona alle 23.30: "Corri, corri, è fuori di sé". Il giovane pensa sia la solita scena. Ma poi ci va. "Lei urlava “Aiutami, Nichi, aiutami“. Lui era steso, con un taglio di uno o due centimetri". Il ragazzo chiama il 112 e gli pratica il massaggio cardiaco mentre la mamma tampona la ferita. Poco dopo, il decesso.