“Turismo sanitario”, retata italo-albanese

Sgominata una banda che consentiva l’accesso illegale in Italia a stranieri per cure mediche a spese del Servizio sanitario nazionale

Migration

di Francesco Donadoni

L’input è partito da un’indagine della procura di Bergamo su un giro di immigrazione clandestina e corruzione a Treviglio del 2021. Nei guai era finita un’albanese di 36 anni, E. P., titolare di un’agenzia per il disbrigo di pratiche per gli stranieri. Da lì gli investigatori hanno cominciato a sbrogliare la fitta ragnatela.

Il risultato è stata la scoperta di un sistema di corruzione. Con cittadini albanesi che, pur senza averne diritto, beneficiavano di cure false e medicinali introvabili e costosi grazie alla complicità di medici e infermieri.

Le certificazioni permettevano ai “pazienti“ di entrare in Italia anche nel periodo di lockdown. Sette le persone arrestate (6 in carcere, 3 ai domiciliari e uno con obbligo di firma), tre quelle ricercate per un totale di dieci misure cautelari emesse dalla Direzione distrettuale antimafia che ha coordinato un’inchiesta internazionale condotta dalla Squadra mobile di Bergamo e dai Nas di Milano, con la collaborazione della polizia albanese.

Sono accusati di associazione a delinquere per il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, truffa ai danni del sistema sanitario nazionale, corruzione e traffico illecito di farmaci.

Decine le iscrizioni irregolari di cittadini albanesi al Servizio sanitario italiano avvenute con “l’aiuto“ di funzionari pubblici accusati ora di corruzione. Oltre 500mila euro sequestrati e farmaci per un valore di 20mila euro, alcuni usati come cura anti Covid. Oltre 1.500 tra visite specialistiche, degenze e ricette erogate in regime di esenzione totale.

Le perquisizioni sono state eseguite, con il coordinamento di Eurojust, sia sul territorio italiano (Milano, Cremona e Monza e Brianza) sia in Albania. Operazione unica nel suo genere in Italia.

Da una parte un sodalizio criminale operante fra la provincia di Milano e l’Albania in grado di fornire a cittadini albanesi una serie di servizi, dall’altra medici, infermieri e funzionari corrotti.

Grazie a loro i pazienti albanesi potevano ottenere l’accesso in strutture ospedaliere lombarde pubbliche e private-convenzionate con il rilascio delle tessere sanitarie; l’ ingresso in Italia, apparentemente per motivi sanitari, anche in piena pandemia.

È stato anche ricostruito un mercato nero di farmaci che, ottenuti dal sodalizio in Italia, in frode al Servizio sanitario nazionale, e con la complicità di alcune farmacie, venivano illegalmente esportati in Albania e smerciati clandestinamente. Tra i farmaci ottenuti e venduti anche all’estero vi erano il Clexane o Enoxaparina, anticoagulante utilizzato nel trattamento medico dei pazienti Covid 19.

Un albanese era l’anello di congiunzione tra il sodalizio criminale e vari dipendenti pubblici infedeli che si prestavano ad iscrivere fraudolentemente extracomunitari nella banca dati del Servizio sanitario della Regione Lombardia per visite a carico del sistema italiano. In particolare, nelle immagini captate nell’ufficio di un responsabile dell’Ufficio scelta e revoca ed iscrizioni al Servizio sanitario regionale dell’Asst Fatebenefratelli-Sacco di Milano, è stato possibile ricostruire numerosi passaggi di denaro contante. In altri casi il funzionario procedeva all’iscrizione di ulteriori cittadini stranieri, non aventi diritto, dietro prestazioni sessuali.