Stop al cemento. Una catena umana: "No alla logistica vicino al Santuario"

A Caravaggio la più grande mobilitazione per tutelare l’ecosistema. Comitati e cittadini: iniziate a costruire nelle aree dismesse . .

La più grande mobilitazione, mai realizzata a livello nazionale, per la tutela dell’ecosistema. È quella che è stata organizzata ieri mattina a Caravaggio da Legambiente e dal coordinamento “Salviamo il suolo“ che riunisce associazioni, gruppi di cittadini, circoli, comitati, nati per sensibilizzare l’opinione pubblica sul rischio di cementificazione tutt’attorno al Santuario dedicato a Santa Maria del Fonte (appartenente alla Diocesi di Cremona), minacciato dalla costruzione a Misano (a 550 metri in linea d’aria) di una zona produttiva con una logistica: 29mila metri quadrati di capannoni, più 6mila di area artigianale, su 120mila mq di terreno agricolo a nord della provinciale Rivoltana, accanto alla tangenziale ovest di Caravaggio. La manifestazione, alla quale hanno preso parte oltre 200 persone provenienti da tutta la Lombardia (ma le adesioni sono state 400), è stata promossa nell’ambito della campagna regionale "Salviamo il suolo“.

I manifestanti hanno formato una lunghissima catena umana, abbracciando il santuario componendo tre striscioni: “Salviamo il Santuario“, “Salviamo il suolo“ e “Basta logistiche mangiasuolo“. In precedenza dal palco era arrivata la proposta di legge per ridurre il consumo di suolo lombardo da parte di Legambiente, illustrata da Paolo Falbo, docente del Dipartimento di Economia e Management dell’Università di Brescia e presidente del circolo Legambiente Serio-Oglio, e da Barbara Meggetto di Legambiente Lombardia: "Cominciamo a costruire nelle aree dismesse e inutilizzate – hanno spiegato Falbo e Meggetto –. Sette chilometri di aree dismesse sono proprio qui di fronte, usiamo quelle. E poi, le valutazioni di impatto ambientale non possono più essere una facoltà, se i dirigenti si sentono sotto ricatto si introduca uno strumento amministrativo per cui se arriva una proposta di insediamento superiore a un ettaro la valutazione di impatto ambientale scatta in automatico". Per la Diocesi di Cremona era presente Eugenio Bignardi. "Il santuario – ha sottolineato – è minacciato da progetti di occupazione di suolo. È diventato un luogo di silenzio e pace perché attorno ha la campagna. È un valore che esiste da 600 anni e vogliamo che continui ad esserlo". Il rettore del santuario, monsignor Amedeo Ferrari, ha ipreso il messaggio dei vescovi lombardi sulla difesa della natura e dell’area circostante il complesso religioso.