
L’amianto? Non c’è solo quello sui tetti dei capannoni dismessi, ma anche quello interrato con scorie varie e terre di fonderia nel sottosuolo. Nuovi sviluppi nella duplice inchiesta sull’ex cantiere Fratus e le ex Fonderie del Quintano, tra Castelli Calepio (Bg) e Palazzolo sull’Oglio (Bs), con una dozzina di indagati. Nell’area della vecchia fabbrica, fallita nel 1996, al centro di un controverso progetto di costruzione di un centro commerciale avversato da comitati e Comune di Palazzolo, e sotto sequestro dal dicembre 2020 perché si ritiene nasconda veleni (terre contaminate da metalli pesanti), il pm Antonio Bassolino ha disposto scavi. La Procura sospettava che sotto l’area vi fosse tombata una discarica illegale. Così l’altro ieri ha inviato le ruspe dei vigili del fuoco con l’Arpa e i carabinieri. Risultato: l’effettivo rinvenimento di eternit e terre di fonderia sotterrati fino a 13 metri di profondità insieme ad altro materiale ora sotto analisi dell’Arpa. L’amianto volante, che si sbriciola e vola nei giardini delle abitazioni vicine col maltempo, preoccupa i cittadini sin dal 2013.
A dispetto di lamentele ed esposti la situazione non è migliorata. Agli atti ci sono anche due ordinanze comunali che imponevano la bonifica – l’ultima del 2019 – rimaste inevase. Di qui l’avvio nel 2020 del primo filone investigativo, quello appunto relativo al Cantiere Fratus nel quale sono indagati, tra gli altri, i palazzolesi Patrizia e Luigi Fratus – titolari dell’omonima azienda in via Moroni, in liquidazione - l’attuale sindaco di Castelli Calepio, Giovanni Benini, con il precedente, Flavio Bizzoni, la responsabile del settore Ambiente Lucia Andriola, tutti nei guai a vario titolo per omessa bonifica, disastro ambientale e rifiuto d’atti d’ufficio. Da qui poi un secondo filone, ‘Terre di fonderia’, che ha già fatto finire sotto indagine i proprietari della grande area, i fratelli Zerbini.
Beatrice Raspa