Era sul fondo di un canalone innevato, a quota 1900 metri, sotto salti di roccia di un centinaio di metri. Privo di vita. La più tragica delle previsioni si è avverata. Fabio Ferrari, il runner cinquantacinquenne di Provaglio d’Iseo, ieri è stato trovato morto sopra i monti di Bovegno, in località Baita Prada. Ingegnere, super sportivo – attualmente era iscritto alla società Atletica Franciacorta Oxyburn, ma amava molto anche la bici – Ferrari non dava più notizie di sé dalla tarda mattinata di domenica. Era uscito in solitaria, come faceva spesso, per una sessione di trail running in montagna. Le app lo collocano proprio a Bovegno anche lo scorso 21 gennaio, quanto in quota aveva corso 18 chilometri e rotti in poco più di tre ore. Domenica Ferrari aveva parcheggiato la sua auto in via Graticelle alle 10,30 e poi si era avviato lungo il percorso che aveva previsto di affrontare, caratterizzato in alcuni punti da neve e ghiaccio.
Intorno a mezzogiorno il podista era ancora vivo: alcuni escursionisti lo avevano incrociato sotto il monte Muffetto. Da quel momento in poi di lui non si è più saputo nulla. La moglie ha provato a contattarlo ripetutamente ma il cellulare era sempre staccato. La macchina delle ricerche si è messa in moto subito. Il gruppo interforze ha perlustrato in lungo e in largo la zona senza esito finché ieri alle 15,30 il corpo è stato avvistato sul fondo di un canalone. In campo c’erano le squadre del Cnsas (25 tecnici) e del Sagf (il soccorso alpino della Finanza) portate in quota dall’elicottero delle Fiamme gialle. Per il recupero invece si è reso necessario l’intervento di un secondo elicottero dei vigili del fuoco. Ferrari è il terzo morto sulle montagne bresciane nel giro di un paio di giorni.
Beatrice Raspa