
Ancora inique le condizioni femminili sul lavoro
Bergamo, 29 ottobre 2019 - La differenza tra uomo e donna nel mondo del lavoro (salario e carriera) resta ancora grande anche nella Bergamasca, naturalmente a favore dei lavoratori maschi: gli stipendi delle colleghe femmine, per fare un esempio, sono inferiori di ottomila euro all’anno. È quanto emerge dalla proiezione dell’Osservatorio della Cisl sui dati del Caf, relativi alla dichiarazione dei redditi 2019, secondo la quale i lavoratori maschi hanno una media di retribuzione di 29.799 euro, contro i 21.024 delle colleghe donne. Anche la differenza tra i due “cespiti” è aumentata, rispetto al 2018, di quasi 200 euro.
La situazione non cambia nelle pensioni: rispetto al 2018, quest’anno, a testa, ogni pensionato bergamasco prende 28 euro in più se è maschio, 17 euro se femmina. Perché il tradizionale salto quantitativo tra gli assegni “azzurri” e quelli “rosa” rimane ancora uno degli aspetti più evidenti della ricerca condotta dalla Cisl di Bergamo sui dati Inps: in generale una donna prende 322 euro in meno del collega uomo; se la prospettiva riguarda soltanto l’assegno di vecchiaia, la forbice si allarga a 511 euro in meno ogni mese.
«Una condizione – sottolinea Katia Dezio, responsabile del Coordinamento Donne del sindacato – che si fa di anno in anno sempre meno accettabile. È necessario un sussulto di dignità, sia dalla parte politica che da quella sindacale, perché quanto dichiarato, discusso e condiviso sulla necessità di arrivare a parità salariale e quindi pensionistiche, trovi finalmente soluzione». «Negli uffici sindacali – prosegue Katia Dezio – non è difficile incontrare lavoratrici che hanno subìto disparità di trattamento, economico e occupazionale, nei confronti dei colleghi maschi. D’altronde le cifre delle retribuzioni sono sotto gli occhi di tutti, così come la percentuale di presenze di donne ai vertici di industrie e pubblica amministrazione e in molti casi, le lavoratrici non hanno la minima percezione delle ingiustizie che subiscono».
Secondo la Cisl , inoltre, occorre segnalare che a Bergamo, nel corso del 2018, su un totale di 1.425 dimissioni, 1.071 portavano la firma di donne. L’anno precedente erano 100 in meno. La donna, infine, è ancora mobile, almeno nel mercato del lavoro orobico. I dati del Cpl elaborati dalla Cisl, infatti, testimoniano della continua difficoltà dell’universo femminile a trovare spazi adeguati nell’economia e nell’occupazione. Infatti, sostiene Danilo Mazzola, segretario provinciale della Cisl di Bergamo, «se il tasso di occupazione femminile a Bergamo segna il suo massimo storico al 54,8% nel 2018 (era meno del 53% nel 2017 e 50% nel 2012), resta comunque al di sotto di cinque punti rispetto al dato regionale, pur mantenendosi al di sopra di quello nazionale». E ancora. Nel 2019, su un totale di 171.790 avviamenti, il 43% sono di donne, il 47% di uomini.
Domani alle 17.00 , nell’aula consiliare del Comune, si terrà il secondo di tre appuntamenti organizzati dal Dipartimento di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo, focalizzati sulla discriminazione di genere nel mondo del lavoro. Al convegno si rifletterà su come, nella società odierna, le discriminazioni di genere sono ancora molto frequenti e trovano incerte risposte sul piano giudiziario, sebbene vi sia una normativa ben consolidata. La partecipazione al convegno è gratuita, previa registrazione obbligatoria inviando una mail a marina.margheron@unibg.it.