FRANCESCO DONADONI
Cronaca

Rogo alla Ppb, 12 anni di carcere a Papaleo

Prime condanne nel dibattimento per l’attentato alla ditta di trasporti di Seriate avvenuto la notte del 5 dicembre del 2015

Furono 14 i camion andati in fumo la notte del raid incendiario (Ansa)

Bergamo - Mancano pochi minuti alle 14 quando la Corte d’assise, presieduta dal giudice Patrizia Ingrascì (coadiuvata dalle colleghe Laura Garufi e Elena Kildani) pronuncia le prime condanne a dibattimento per l’inchiesta partita dal rogo dei 14 tir alla Ppb di Antonio Settembrini, a Seriate, episodio avvenuto la notte del 6 dicembre del 2015. Per Giuseppe Papaleo, ritenuto il mandante, i giudici hanno stabilito una pena di 12 anni di carcere (è già detenuto per altra causa), nove anni per Domenico Lombardo, ritenuto dall’accusa uno degli esecutori materiali, e 8 anni Vincenzo Iaria, il presunto reclutatore, quello che avrebbe ingaggiato la manovalanza, Mauro Cocca e Giovanni Condò (già condannati in abbreviato). Nell’udienza del 19 maggio il pm Claudio Marchisio con la collega della Dda di Brescia Claudia Moregola, aveva chiesto 13 anni per Papaleo, 9 anni per Lombardo e 7 anni e mezzo per Iaria, contestando a tutti l’aggravante della metodologia mafiosa che è rimasta. 

I difensori di Papaleo, avvocati Francesco Colotti e Francesco Salaroli hanno invocato l’assoluzione per il loro assistito, richiesta ripetuta anche nella replica di ieri. La corte ha inoltre riconosciuto per la parte civile, la Ppb di Settembini, una provvisionale di 150 mila euro. Il processo prosegue per quanto riguarda il filone delle estorsioni. Gli imputati che hanno scelto il rito abbreviato, a Brescia, sono già alle sentenze di secondo grado, arrivate il 12 marzo scorso, tra cui anche Settembrini, parte civili in questo processo, che avrebbe ordinato una contro estorsione per vendicarsi del rogo (condannato a 2 anni e 8 mesi in abbreviato per tentata estorsione con metodo mafioso allo stesso Papaleo). Per Settembrini le indagini sono proseguite e hanno fatto venire a galla presunti legami con la ‘ndrangheta di Isola di Capo Rizzuto. 

Prima della lettura della sentenza, i difensori di Papaleo al termine delle loro repliche hanno chiesto l’assoluzione. E ancora una volta hanno sottolineato come questo procedimento sia stato indirizzato dalla procura a senso unico (il riferimento al pozzo inquinato con tanti dubbi) e dubbi anche sul movente. "E’ Settembrini la persona ambigua, che ha rapporti con il clan Arena, rapporti che risalgono addirittura a prima del rogo. Il nome di Papaleo viene fuori solo il 7 luglio, dopo l’interrogatorio di Cocca e Condò a cui i carabinieri avrebbero suggerito il nome di Papaleo" Nel lasso di tempo che intercorre tra il 15 giugno e il 7 luglio, il suo nome dov’è? Quando incontra Iaria, lui dice chiaramente che con l’incendio non c’entra nulla". I difensori di Papaleo hanno già annunciato il ricorso, ribadendo i dubbi di questa indagine. Infine il difensore di Lombardo ha presentato una revoca dell’attuale misura ai domiciliari, richiesta che è stata rigettata.