Richieste di sfratto raddoppiate È allarme “povertà abitativa”

Il quadro tracciato dal Sicet tra Bergamo e provincia: "Servono politiche per le fasce svantaggiate"

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di Francesco Donadoni

La Lombardia è la regione con il maggior numero di sfratti eseguiti, 4.731 (pari al 16,5% del totale nazionale). In provincia di Bergamo questi provvedimenti sono cresciuti da 716 a 1.578, un aumento di oltre il 100%. E lo scorso anno, date anche le condizioni legate alla pandemia, ne sono stati eseguiti 87. Nell’analisi del sindacato un aspetto particolare della crisi, che va oltre il livello di disagio abitativo, è quello delle persone senza dimora a causa della perdita del lavoro, di una separazione o di un cattivo stato di salute.

A Bergamo la Caritas ha dato ospitalità nel 2019 a circa 600 persone, salite nel 2020 a 1.200 e nel 2021 a 1.400.

Tra i giovani, solo uno su quattro è riuscito a trovare casa e a mettere su famiglia a causa dei prezzi troppo alti per l’affitto, tra i 450 e i 1.320 euro al mese. Le rate mensili di mutuo vanno da un minimo di 360 a un massimo di 780 euro. Mentre il dato medio indicato da chi ha un lavoro quasi stabile è tra i 700 e i 1.200 euro al mese.

Da una ricerca del Sicet risulta che il 63% dei giovani vive in locazione, mentre il 37% è in un’abitazione in proprietà. Tra chi è in affitto, il 55,82% ha un contratto registrato. Per quasi il 6% il contratto non è registrato e oltre il 38% è privo di un documento scritto. I due terzi dei giovani vivono in appartamenti o case singole. "È evidente – ha sottolineato Roberto Bertola, confermato per il terzo mandato alla guida del Sicet Cisl – la forte divaricazione tra redditi e spesa per la casa. Servirebbe ampliare l’offerta di alloggi in affitto nel settore dell’edilizia residenziale pubblica, con bandi speciali per i giovani che conciliano il livello dei salari con la precarietà e la mobilità che caratterizza molte nuove attività".

La fragilità abitativa è ben delineata anche dalla domanda di alloggi pubblici da parte di cittadini non più in grado di sostenere il mercato privato, che scivolano nell’emergenza dopo uno sfratto. Per Bergamo e provincia le domande valide per l’assegnazione nel corso del 2021 sono state 6.400, quelle assegnate sono poco più di 550 unità.

"La crisi abitativa – continua il sindacalista – avrebbe dovuto spingere Regione Lombardia a una programmazione dell’offerta totalmente indirizzata all’area più svantaggiata del bisogno abitativo; si è invece preferito mettere in campo una pluralità d’offerte verso la fascia media della domanda, come gli interventi a canone moderato, che le famiglie a basso reddito non sono in grado di pagare perché troppo alti. Ne sono un esempio le palazzine Aler di via Borgo Palazzo, con la mancata assegnazione dopo 10 anni di attesa di 56 alloggi su 97 disponibili".