
ricorso alla Consulta
Bergamo, 4 agosto 2019 - Il reddito di inclusione e il Bonus famiglia contengono norme discriminatorie per gli immigrati. Lo ha stabilito il giudice del tribunale del lavoro di Bergamo, Monica Bertoncini, che con due sentenze ha rinviato alla Corte Costituzionale il Decreto legislativo sul Reddito di inclusione e ha contestato a Regione Lombardia la delibera sul Bonus famiglia. I due casi erano stati sollevati dall’Ufficio migranti della Cgil di Bergamo, con gli avvocati Alberto Guariso e Ilaria Traina dell’Ufficio Studi giuridici sull’immigrazione.
Per il Reddito di inclusione viene contestata la parte in cui si limita l’accesso alla prestazione ai soli possessori del permesso di soggiorno di lunga durata (Carta di soggiorno) non ritenendo sufficiente la presenza in Italia in condizione di regolarità. Ma per il giudice bergamasco «il diritto ad una esistenza libera e dignitosa è oggi precondizione del lavoro e non viceversa; la povertà è elemento ostativo al godimento di diritti fondamentali che lo Stato cerca di contrastare attraverso il principio di solidarietà, anche economica, di cui all’articolo 2 della Costituzione».
E ancora «Assai di frequente i cittadini extracomunitari sprovvisti del permesso di soggiorno di lungo periodo, sono più poveri e più bisognosi di quelli che ne sono provvisti». Per il Bonus famiglia viene invece contestato il requisito della residenza in Lombardia da almeno 5 anni per entrambi i genitori: «Per gli extracomunitari – la linea della sentenza – la diversa residenza dei genitori è spesso la regola, essendo del tutto eccezionale il caso che l’intero nucleo famigliare possa fare ingresso contemporaneamente sul territorio nazionale. Pertanto, sul piano normativo, un requisito di uniformità nella durata di residenza di entrambi i genitori assume un carattere discriminatorio perchè destinato ad incidere quasi esclusivamente sugli stranieri, finendo per escludere numerose famiglie extracomunitarie, in condizioni di bisogno e di disagio».