Promoberg, l’accusa resta il peculato

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– BERGAMO – DOPO LA SCONFITTA al tribunale del Riesame, anche la Cassazione ha respinto il ricorso presentato dall’ex direttore di Promoberg, Stefano Cristini, confermando l’impianto accusatorio basato sul reato di peculato. La vicenda è quella relativa all’inchiesta che ha gettato nella bufera l’Ente Fiera Bergamo. Il reato del pubblico ufficiale o dell’incaricato di pubblico servizio che si appropria di risorse dell’ente che amministra. La Cassazione doveva fare chiarezza su un passaggio importante, e cioè se considerare la posizione dell’ex direttore pari a un pubblico ufficiale o no. La suprema corte con il suo pronunciamento, ha confermato la valutazione del gip e del Riesame, e quindi la contestazione del peculato è rimasta in piedi. Allo stesso tempo la Cassazione ha sottolineato come non vi siano più i presupposti per la misura dei domiciliari nei confronti di Cristini. Su questo ci sarà una decisione tra una decina di giorni, ma pare probabile che anche la procura vada in quella direzione. A l’ex direttore dell’ente erano contestano 139.500 euro che secondo gli inquirenti si sarebbe intascato falsificando i rimborsi di alcuni dipendenti della Promoberg configurano il peculato contestato dalla Procura (dai pm Emanuele Marchisio e Silvia Marchina), in quanto come (ex) direttore tecnico di un ente di pubblica utilità avrebbe agito come incaricato di pubblico servizio, equiparato a un pubblico ufficiale. Non è passata dunque la linea sostenuta dai legali di Cristini, Federico Cecconi e Nicolò Velati. F.D.